giovedì 31 maggio 2018

La strategia dell'Investitore Intelligente



Più volte ho esposto gli elementi che devono caratterizzare una strategia d'investimento profittevole sul lungo periodo in campo azionario, affermando la necessità di concentrare la propria attenzione sui valori fondamentali, ovvero quelli legati alle reali caratteristiche e condizioni economiche delle aziende quotate. L'unico fattore che ci induce ad attuare questo tipo di lavoro analitico consiste nella prospettiva di riuscire ad overperformare il mercato nel suo complesso, consapevoli della differenza che anche pochi punti percentuali di profitto in più (o pochi punti percentuali di perdita in meno) possono determinare nei profitti finali. Se non fossimo interessati al raggiungimento di questo obbiettivo, sarebbe sufficiente investire in fondi o ETF indicizzati all'intero mercato azionario; ma se la nostra preferenza tende al rendimento assoluto piuttosto di quello relativo, la produzione di profitti  overperformanti deve per forza passare dall'attuazione di una strategia d'investimento superiore, che, nel nostro caso, coincide con il Value Investing e le sue derivazioni. Nelle prossime righe intendo sintetizzare in maniera completa ed esaustiva le caratteristiche del mio metodo di selezione dei titoli azionari e di gestione del portafoglio globale. Esso affonda le sue radici sia nelle strategie di analisi fondamentale precedentemente citate e sia nelle strategie applicate dai più prominenti guru della finanza internazionale; il risultato coincide con un approccio all'investimento azionario assimilabile a quello attualmente più adoperato nel panorama delle società d'investimento private. Per quanto l'Italia possa trovarsi in una posizione di arretratezza in questo ambito, nulla ci vieta di contribuire alla diffusione dei metodi d'investimento più moderni e progrediti anche nel nostro paese; la globalizzazione della Cultura Finanziaria è uno dei trend più forti attualmente in atto a livello mondiale.

Partiamo dal presupposto che la chiave per generare ricchezza si fonda sulla nostra capacità di costruire una serie di "rendite finanziarie" o "entrate automatiche" che, attraverso la forza dell'interesse composto (ovvero il reinvestimento dei profitti che aggiungendosi al capitale che li ha generati contribuiscono ad una crescita esponenziale dello stesso), sul lungo periodo producono risultati eccezionali. L'investimento in titoli azionari costituisce una delle tante forme di rendita automatica ed in quanto tale deve essere integrato in un portafoglio più ampio; tuttavia, la maggiore attrattività delle azioni rispetto ad altri strumenti è dovuta al fatto che esse hanno storicamente fornito i risultati migliori sul lungo periodo. Pertanto in questo articolo ci concentreremo proprio sui titoli azionari. Vediamo i pilastri della strategia di sui stavamo parlando poche righe fa:
  1. Selezione dei titoli
  2. Ingresso sul mercato
  3. Gestione del portafoglio e del rischio

Partiamo dalla selezione dei titoli ed imponiamo un presupposto: quando compriamo azioni di un'azienda quotata in borsa è necessario valutare l'azienda in cui stai per investire esattamente come valuteresti un qualsiasi altro investimento in una qualsiasi altra attività imprenditoriale privata. Ciò comporta la necessità di concentrare la propria attenzione sui valori fondamentali e dunque sulle reali condizioni e caratteristiche economiche del business. Detto ciò, il nostro imperativo è quello di acquistare business eccellenti e di alta qualità ad un prezzo basso ed economicamente vantaggioso. Forti di questa convinzione, possiamo suddividere il metodo di selezione dei titoli azionari in due fasi distinte; nella prima ci occuperemo di valutare l'azienda da un punto di vista qualitativo e senza badare al prezzo d'acquisto, con l'obbiettivo di individuare le aziende che possiedono le maggiori potenzialità di generare ricchezza per i propri azionisti in termini di economia reale. Nella seconda fase ci occuperemo di valutare il prezzo delle aziende che hanno superato la prima analisi, determinando a quale livello l'acquisto sarebbe vantaggioso e posizionandoci sul mercato solo quando la quotazione raggiunge il livello prestabilito. Ma a quali criteri dobbiamo attenerci nell'attuazione della prima fase? In altre parole, quali elementi influenzano positivamente la capacità di un'azienda di generare valore per i propri azionisti? Vediamoli brevemente.

In primo luogo l'azienda deve essere affermata e dotata di vantaggi competitivi durevoli. Quest'ultimi fungono da "barriere all'ingresso" che bloccano e scoraggiano la concorrenza, consentendo al business che ne è dotato di operare su un livello di redditività superiore. Pertanto gli effetti della presenza di vantaggi competitivi sono visibili negli indici di redditività dei rendiconti finanziari, che vedremo tra poco in modo più particolareggiato. Dobbiamo poi concentrarci sull'utile per azione (EPS), il cui andamento è il fattore che più influenza la variazione della quotazione sul lungo periodo. Se l'eps è stabile la volatilità del titolo sarà altrettanto limitata; se è in crescita, lo stesso farà il prezzo dell'azione. Pertanto, un utile per azione in crescita rappresenta la prima (ed unica sul lungo periodo) fonte di Capital Gain. Un trend di crescita dell'eps stabile e costante sul lungo periodo (10 anni nel passato) è ciò che cerchiamo, in quanto un'azienda che ha storicamente dimostrato di saper generare crescita continuerà a farlo finché c'è ne saranno le possibilità; le stime di crescita futura effettuate dagli analisti costituiscono un altro elemento fondamentale. E' importante considerare che la nostra preferenza si deve concentrare sulla stabilità e sulla costanza della crescita, e non solo sull'altezza dei tassi annui; una crescita troppo sostenuta e/o volatile non dura per molto. Valori compresi tra il 7 ed il 15% annuo di apprezzamento dell'utile per azione sono sufficienti; essi si rifletteranno nell'aumento della quotazione. Affidarci a business dotati di tassi di crescita superiori (20-25%) può consentirci di ottenere dei rendimenti potenzialmente più alti, ma solo se abbiamo ragionevoli certezze riguardo la stabilità e sostenibilità dei risultati aziendali. Titoli che mostrano tassi di crescita inferiori o addirittura nulli possono caratterizzare degli investimenti potenzialmente interessanti in termini di rendimento dei dividendi o di sottovalutazione del titolo, ma anche in questo caso dobbiamo assicurarci della capacità del business di mantenere stabili i propri risultati fondamentali sul lungo periodo. Successivamente, gli indici di redditività che influenzano positivamente l'outlook di un business sono i seguenti: margine di profitto netto, ROE, ROI. Cerchiamo valori superiori alla media e alla concorrenza, storicamente costanti e stabili. Per quanto riguarda la salute finanziaria, è importante restringere il nostro campo di azione esclusivamente sulle aziende che manifestano un debito a lungo termine basso e sostenibile, preferibilmente accompagnato da un alto livello di liquidità netta. I business ad alta redditività sui quali intendiamo concentrarci sono caratterizzati da un alto livello di Free Cash Flow (FCF), una stima del reale flusso di cassa effettivamente disponibile all'azienda ogni anno. Esso può essere reinvestito, contribuendo alla crescita del futuro utile per azione, oppure distribuito agli azionisti sotto forma di dividendi. Un FCF superiore alla media comporta, per essere ottenuto, non solo la presenza di vantaggi competitivi e di indici di redditività più alti della norma, ma anche di basse spese in conto capitale, in quanto quest'ultime sono incapaci di generare valore aggiunto.
La fase di valutazione del prezzo prevede di utilizzare i criteri tipici del Value Investing, che possono essere di due tipi: 1) i rapporti che mettono in relazione i fondamentali con il valore di mercato e 2) i metodi di calcolo del valore intrinseco. Tra i primi è necessario sottolineare il Prezzo/Utili ed il PEG, per i quali ricerchiamo dei valori temporaneamente scontati rispetto alla media storica. Anche un alto rendimento dei dividendi (3-5%), comunque accompagnato da un payout ratio sostenibile (50-60%), ci offre dei segnali interessanti. I metodi di calcolo del valore intrinseco comprendono l'Earnings Power Value, il Discounted Cash Flow e le sue varianti, il Valore della Crescita. E' necessario posizionarci solo quando il margine di sicurezza, ovvero lo sconto del prezzo d'acquisto rispetto al valore intrinseco, è pari ad almeno il 20-25%.


Passiamo ora al secondo pilastro della strategia, ovvero quello riguardante le modalità di ingresso sul mercato. Come abbiamo già affermato, l'acquisto dei titoli deve avvenire esclusivamente quando la quotazione raggiunge un adeguato livello di sottovalutazione. Per fare ciò, l'investitore intelligente deve avvantaggiarsi delle fluttuazioni del mercato e considerare i ribassi delle quotazioni come un'occasione per acquistare business di qualità a prezzi scontati. Una discesa dei corsi azionari può essere causata da un crollo o rintracciamento generalizzato dell'intero mercato oppure da un declino nell'andamento del singolo titolo oggetto d'investimento. Quest'ultima modalità può verificarsi in seguito ad un evento negativo che colpisce l'azienda; se appuriamo che sul lungo periodo l'avvenimento non causerà danni reali ai fondamentali del business, un declino della quotazione potrebbe essere del tutto ingiustificato, offrendo agli investitori un'opportunità d'acquisto vantaggiosa. In ogni caso, considerando l'orizzonte temporale di lungo periodo, il timing di mercato è privo d'importanza. La nostra unica prerogativa consiste nell'assicurarci di pagare un prezzo adeguatamente vantaggioso; non è per forza necessario attendere un ribasso delle quotazioni. Un approccio alternativo all'ingresso sul mercato consiste nell'investire ad intervalli di tempo regolari una cifra prestabilita, senza preoccuparci di entrare nel momento giusto o sbagliato.


La gestione del portafoglio e del rischio passa per alcuni concetti fondamentali:
  1. Detenzione di un portafoglio concentrato, ossia limitato solo ai pochi titoli (min 10 - max 20/25) in cui riponiamo la massima fiducia e che possiamo tenere sotto controllo con facilità.
  2. Diversificazione geografica e di settore. Mai esporre l'intero portafoglio solo a pochi mercati.
  3. Imporre dei limiti alla percentuale di portafoglio destinabile ad un singolo titolo.
  4. Ottenere conferma delle proprie opinioni da parte di soggetti credibili, quali Insider Buyer o investitori altamente rispettati.
  5. Applicazione del Dollar Cost Averaging, metodo consistente nell'investire una somma prestabilita ad intervalli di tempo regolari o diluire l''ingresso sul mercato su un periodo temporale più lungo.
  6. Avere certezze riguardo la qualità delle aziende oggetto d'investimento e sulla detenzione di un adeguato margine di sicurezza. Poi attendere il lungo periodo, in modo che il tempo elimini l'impatto della componente speculativa sul rendimento.
  7. Diversificazione delle Asset Class. Non investire l'intero portafoglio solo nel mercato azionario. Investi in strumenti diversificati le cui quotazioni siano caratterizzate da una correlazione bassa o negativa. Adegua la percentuale di portafoglio destinabile all'azionario sulla base del livello di sottovalutazione o sopravvalutazione dell'intero mercato.

Se vuoi consultarti con me o hai qualcosa da chiedermi scrivimi un messaggio attraverso il modulo di contatto posizionato nella colonna sinistra del sito.

2 commenti:

  1. Tutto molto interessante. Non ho capito nella pratica come poter attuare il seguente punto:
    4. Ottenere conferma delle proprie opinioni da parte di soggetti credibili, quali Insider Buyer o investitori altamente rispettati.

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    1. Ciao Stefano! Alcune piattaforme di ricerca specializzate ci consentono di analizzare gli acquisti o le vendite effettuate da Insider ed investitori altamente rispettati con riferimento ad un determinato titolo azionario. Un esempio è Gurufocus.com. Se necessiti di maggiori specificazioni contattami pure.

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