giovedì 31 maggio 2018

La strategia dell'Investitore Intelligente



Più volte ho esposto gli elementi che devono caratterizzare una strategia d'investimento profittevole sul lungo periodo in campo azionario, affermando la necessità di concentrare la propria attenzione sui valori fondamentali, ovvero quelli legati alle reali caratteristiche e condizioni economiche delle aziende quotate. L'unico fattore che ci induce ad attuare questo tipo di lavoro analitico consiste nella prospettiva di riuscire ad overperformare il mercato nel suo complesso, consapevoli della differenza che anche pochi punti percentuali di profitto in più (o pochi punti percentuali di perdita in meno) possono determinare nei profitti finali. Se non fossimo interessati al raggiungimento di questo obbiettivo, sarebbe sufficiente investire in fondi o ETF indicizzati all'intero mercato azionario; ma se la nostra preferenza tende al rendimento assoluto piuttosto di quello relativo, la produzione di profitti  overperformanti deve per forza passare dall'attuazione di una strategia d'investimento superiore, che, nel nostro caso, coincide con il Value Investing e le sue derivazioni. Nelle prossime righe intendo sintetizzare in maniera completa ed esaustiva le caratteristiche del mio metodo di selezione dei titoli azionari e di gestione del portafoglio globale. Esso affonda le sue radici sia nelle strategie di analisi fondamentale precedentemente citate e sia nelle strategie applicate dai più prominenti guru della finanza internazionale; il risultato coincide con un approccio all'investimento azionario assimilabile a quello attualmente più adoperato nel panorama delle società d'investimento private. Per quanto l'Italia possa trovarsi in una posizione di arretratezza in questo ambito, nulla ci vieta di contribuire alla diffusione dei metodi d'investimento più moderni e progrediti anche nel nostro paese; la globalizzazione della Cultura Finanziaria è uno dei trend più forti attualmente in atto a livello mondiale.

Partiamo dal presupposto che la chiave per generare ricchezza si fonda sulla nostra capacità di costruire una serie di "rendite finanziarie" o "entrate automatiche" che, attraverso la forza dell'interesse composto (ovvero il reinvestimento dei profitti che aggiungendosi al capitale che li ha generati contribuiscono ad una crescita esponenziale dello stesso), sul lungo periodo producono risultati eccezionali. L'investimento in titoli azionari costituisce una delle tante forme di rendita automatica ed in quanto tale deve essere integrato in un portafoglio più ampio; tuttavia, la maggiore attrattività delle azioni rispetto ad altri strumenti è dovuta al fatto che esse hanno storicamente fornito i risultati migliori sul lungo periodo. Pertanto in questo articolo ci concentreremo proprio sui titoli azionari. Vediamo i pilastri della strategia di sui stavamo parlando poche righe fa:
  1. Selezione dei titoli
  2. Ingresso sul mercato
  3. Gestione del portafoglio e del rischio

Partiamo dalla selezione dei titoli ed imponiamo un presupposto: quando compriamo azioni di un'azienda quotata in borsa è necessario valutare l'azienda in cui stai per investire esattamente come valuteresti un qualsiasi altro investimento in una qualsiasi altra attività imprenditoriale privata. Ciò comporta la necessità di concentrare la propria attenzione sui valori fondamentali e dunque sulle reali condizioni e caratteristiche economiche del business. Detto ciò, il nostro imperativo è quello di acquistare business eccellenti e di alta qualità ad un prezzo basso ed economicamente vantaggioso. Forti di questa convinzione, possiamo suddividere il metodo di selezione dei titoli azionari in due fasi distinte; nella prima ci occuperemo di valutare l'azienda da un punto di vista qualitativo e senza badare al prezzo d'acquisto, con l'obbiettivo di individuare le aziende che possiedono le maggiori potenzialità di generare ricchezza per i propri azionisti in termini di economia reale. Nella seconda fase ci occuperemo di valutare il prezzo delle aziende che hanno superato la prima analisi, determinando a quale livello l'acquisto sarebbe vantaggioso e posizionandoci sul mercato solo quando la quotazione raggiunge il livello prestabilito. Ma a quali criteri dobbiamo attenerci nell'attuazione della prima fase? In altre parole, quali elementi influenzano positivamente la capacità di un'azienda di generare valore per i propri azionisti? Vediamoli brevemente.

In primo luogo l'azienda deve essere affermata e dotata di vantaggi competitivi durevoli. Quest'ultimi fungono da "barriere all'ingresso" che bloccano e scoraggiano la concorrenza, consentendo al business che ne è dotato di operare su un livello di redditività superiore. Pertanto gli effetti della presenza di vantaggi competitivi sono visibili negli indici di redditività dei rendiconti finanziari, che vedremo tra poco in modo più particolareggiato. Dobbiamo poi concentrarci sull'utile per azione (EPS), il cui andamento è il fattore che più influenza la variazione della quotazione sul lungo periodo. Se l'eps è stabile la volatilità del titolo sarà altrettanto limitata; se è in crescita, lo stesso farà il prezzo dell'azione. Pertanto, un utile per azione in crescita rappresenta la prima (ed unica sul lungo periodo) fonte di Capital Gain. Un trend di crescita dell'eps stabile e costante sul lungo periodo (10 anni nel passato) è ciò che cerchiamo, in quanto un'azienda che ha storicamente dimostrato di saper generare crescita continuerà a farlo finché c'è ne saranno le possibilità; le stime di crescita futura effettuate dagli analisti costituiscono un altro elemento fondamentale. E' importante considerare che la nostra preferenza si deve concentrare sulla stabilità e sulla costanza della crescita, e non solo sull'altezza dei tassi annui; una crescita troppo sostenuta e/o volatile non dura per molto. Valori compresi tra il 7 ed il 15% annuo di apprezzamento dell'utile per azione sono sufficienti; essi si rifletteranno nell'aumento della quotazione. Affidarci a business dotati di tassi di crescita superiori (20-25%) può consentirci di ottenere dei rendimenti potenzialmente più alti, ma solo se abbiamo ragionevoli certezze riguardo la stabilità e sostenibilità dei risultati aziendali. Titoli che mostrano tassi di crescita inferiori o addirittura nulli possono caratterizzare degli investimenti potenzialmente interessanti in termini di rendimento dei dividendi o di sottovalutazione del titolo, ma anche in questo caso dobbiamo assicurarci della capacità del business di mantenere stabili i propri risultati fondamentali sul lungo periodo. Successivamente, gli indici di redditività che influenzano positivamente l'outlook di un business sono i seguenti: margine di profitto netto, ROE, ROI. Cerchiamo valori superiori alla media e alla concorrenza, storicamente costanti e stabili. Per quanto riguarda la salute finanziaria, è importante restringere il nostro campo di azione esclusivamente sulle aziende che manifestano un debito a lungo termine basso e sostenibile, preferibilmente accompagnato da un alto livello di liquidità netta. I business ad alta redditività sui quali intendiamo concentrarci sono caratterizzati da un alto livello di Free Cash Flow (FCF), una stima del reale flusso di cassa effettivamente disponibile all'azienda ogni anno. Esso può essere reinvestito, contribuendo alla crescita del futuro utile per azione, oppure distribuito agli azionisti sotto forma di dividendi. Un FCF superiore alla media comporta, per essere ottenuto, non solo la presenza di vantaggi competitivi e di indici di redditività più alti della norma, ma anche di basse spese in conto capitale, in quanto quest'ultime sono incapaci di generare valore aggiunto.
La fase di valutazione del prezzo prevede di utilizzare i criteri tipici del Value Investing, che possono essere di due tipi: 1) i rapporti che mettono in relazione i fondamentali con il valore di mercato e 2) i metodi di calcolo del valore intrinseco. Tra i primi è necessario sottolineare il Prezzo/Utili ed il PEG, per i quali ricerchiamo dei valori temporaneamente scontati rispetto alla media storica. Anche un alto rendimento dei dividendi (3-5%), comunque accompagnato da un payout ratio sostenibile (50-60%), ci offre dei segnali interessanti. I metodi di calcolo del valore intrinseco comprendono l'Earnings Power Value, il Discounted Cash Flow e le sue varianti, il Valore della Crescita. E' necessario posizionarci solo quando il margine di sicurezza, ovvero lo sconto del prezzo d'acquisto rispetto al valore intrinseco, è pari ad almeno il 20-25%.


Passiamo ora al secondo pilastro della strategia, ovvero quello riguardante le modalità di ingresso sul mercato. Come abbiamo già affermato, l'acquisto dei titoli deve avvenire esclusivamente quando la quotazione raggiunge un adeguato livello di sottovalutazione. Per fare ciò, l'investitore intelligente deve avvantaggiarsi delle fluttuazioni del mercato e considerare i ribassi delle quotazioni come un'occasione per acquistare business di qualità a prezzi scontati. Una discesa dei corsi azionari può essere causata da un crollo o rintracciamento generalizzato dell'intero mercato oppure da un declino nell'andamento del singolo titolo oggetto d'investimento. Quest'ultima modalità può verificarsi in seguito ad un evento negativo che colpisce l'azienda; se appuriamo che sul lungo periodo l'avvenimento non causerà danni reali ai fondamentali del business, un declino della quotazione potrebbe essere del tutto ingiustificato, offrendo agli investitori un'opportunità d'acquisto vantaggiosa. In ogni caso, considerando l'orizzonte temporale di lungo periodo, il timing di mercato è privo d'importanza. La nostra unica prerogativa consiste nell'assicurarci di pagare un prezzo adeguatamente vantaggioso; non è per forza necessario attendere un ribasso delle quotazioni. Un approccio alternativo all'ingresso sul mercato consiste nell'investire ad intervalli di tempo regolari una cifra prestabilita, senza preoccuparci di entrare nel momento giusto o sbagliato.


La gestione del portafoglio e del rischio passa per alcuni concetti fondamentali:
  1. Detenzione di un portafoglio concentrato, ossia limitato solo ai pochi titoli (min 10 - max 20/25) in cui riponiamo la massima fiducia e che possiamo tenere sotto controllo con facilità.
  2. Diversificazione geografica e di settore. Mai esporre l'intero portafoglio solo a pochi mercati.
  3. Imporre dei limiti alla percentuale di portafoglio destinabile ad un singolo titolo.
  4. Ottenere conferma delle proprie opinioni da parte di soggetti credibili, quali Insider Buyer o investitori altamente rispettati.
  5. Applicazione del Dollar Cost Averaging, metodo consistente nell'investire una somma prestabilita ad intervalli di tempo regolari o diluire l''ingresso sul mercato su un periodo temporale più lungo.
  6. Avere certezze riguardo la qualità delle aziende oggetto d'investimento e sulla detenzione di un adeguato margine di sicurezza. Poi attendere il lungo periodo, in modo che il tempo elimini l'impatto della componente speculativa sul rendimento.
  7. Diversificazione delle Asset Class. Non investire l'intero portafoglio solo nel mercato azionario. Investi in strumenti diversificati le cui quotazioni siano caratterizzate da una correlazione bassa o negativa. Adegua la percentuale di portafoglio destinabile all'azionario sulla base del livello di sottovalutazione o sopravvalutazione dell'intero mercato.

Se vuoi consultarti con me o hai qualcosa da chiedermi scrivimi un messaggio attraverso il modulo di contatto posizionato nella colonna sinistra del sito.

sabato 19 maggio 2018

Il capitolo 8 di The Intelligent Investor: sfruttare le fluttuazioni di breve periodo per guadagnare sul lungo periodo

      
Dal momento che tutti i titoli azionari sono soggetti ad ampie e ricorrenti fluttuazioni, l'investitore intelligente dovrebbe essere interessato alla possibilità di guadagnare avvantaggiandosi di queste fluttuazioni. Ci sono principalmente due modi per fare ciò: (1) il Timing e (2) il Pricing.
Con timing si intente il tentativo di anticipare il futuro andamento del mercato, per comprare quando si ci aspetta che andrà al rialzo e vendere quando ci si aspetta che andrà al ribasso.
Con pricing si intende il tentativo di acquistare le azioni quando esse sono sono quotate al di sotto del loro valore pieno (cioè quando il titolo è sottovalutato rispetto al "Fair Value" o "Valore intrinseco"), e di vendere quando salgono oltre questo valore (cioè quando il titolo diviene sopravvalutato rispetto al Fair Value o Valore Intrinseco).
Secondo Graham il timing è impossibile da attuare, poiché è impossibile prevedere il futuro andamento del mercato. L'unico modo con cui si possono sfruttare le fluttuazioni del mercato è attraverso il pricing.
Il miglior modo per affrontare le fluttuazioni del mercato è utilizzare nel proprio portafoglio d'investimento una proporzione bilanciata tra titoli azionari e titoli obbligazionari; l'obbiettivo di questo approccio è ridurre il rischio totale investendo più denaro in obbligazioni quando il mercato azionario è sopravvalutato, e più denaro nel mercato azionario quando quest'ultimo è sottovalutato.
Per esempio, in una situazione in cui il mercato azionario è abbastanza sottovalutato, un buon bilanciamento può prevedere di investire il 75% del portafoglio in azioni ed il 25% in obbligazioni; in una situazione in cui il mercato azionario è molto sopravvalutato, per proteggerci dal rischio possiamo investire il 75% del portafoglio in obbligazioni e solo il 25% in azioni; e una via di mezzo può prevedere un bilanciamento in parti uguali tra azioni e obbligazioni, ovvero 50 e 50. L'obbiettivo è bilanciare il portafoglio in base ai livelli del mercato azionario.

Un investitore intelligente deve valutare il suo investimento basandosi sulle performance fondamentali dell'azienda, proprio come se stesse investendo in un'attività privata non quotata. Se ti propongono di acquistare un bar cosa guardi per primo? Ovviamente il fatturato, l'utile, la redditività, la posizione competitiva, le prospettive future. La stessa cosa vale per le aziende quotate in borsa.

Maggiore è il rapporto tra prezzo e Book Value (Price/Book o P/B), minore è la certezza con cui possiamo determinare il valore intrinseco dell'investimento. Per questo motivo è molto importante fare attenzione a questo valore.
Un paradosso molto importante da considerare è che maggiore è la qualità del titolo azionario (e dell'azienda corrispondente al titolo), più speculativo esso tende ad essere (almeno rispetto alle aziende di media qualità). Ciò accade perché gli speculatori sono maggiormente attratti dalle aziende più popolari e di qualità. Questa componente speculativa che caratterizza i titoli di alta qualità si materializza nel prezzo, il quale appare molto alto e sopravvalutato rispetto alla norma (alto Price/Book e alto Price/Earnings). Il suggerimento è quello di concentrarsi solo su azioni il cui rapporto Price/Book non sia superiore a 2 (ciò significa che il prezzo d'acquisto non deve essere superiore a due volte il valore per azione degli asset tangibili netti).
I titoli scambiati a prezzi molto alti e sopravvalutati, corrispondenti ad aziende per le quali ci sono grandi aspettative future, hanno un problema degno di considerazione: maggiore è il futuro tasso di crescita previsto, e maggiore è il periodo di tempo per il quale ci si aspetta che tale tasso previsto sia mantenuto, più ampio è il margine di errore.
Ciò che bisogna cercare è:
1) Un basso Price/Book (rapporto tra prezzo e asset tangibili netti; ad esempio un P/B pari a 3, indica che il prezzo di un'azione è pari a tre volte il valore per azione degli asset tangibile netti).
2) Un basso Price/Earnings (rapporto tra prezzo e utile per azione; ad esempio un P/E pari a 15 indica che il prezzo di un'azione è pari a 15 volte l'utile per azione).
3) Una forte condizione finanziaria.
4) La prospettiva che gli utili attuali saranno mantenuti in futuro.

Il quarto punto merita un approfondimento. E' estremamente importante considerare che l'andamento della quotazione segue l'andamento dell'utile per azione; pertanto una crescita dell'utile per azione sul lungo periodo determina una crescita della quotazione, così come un declino dell'utile per azione determina (almeno in linea di massima) un declino della quotazione. Da ciò ne consegue che un utile per azione stabile è necessario per mantenere stabile anche la quotazione. L'obbiettivo che ci poniamo affidandoci al quarto punto della lista sopra riportata è quello di investire in un'azienda con guadagni molto stabili, il cui utile per azione tra molti anni sarà uguale o  meglio superiore a quello attuale. Ciò significa che anche il Fair Value (valore pieno, congruo, il quale è strettamente collegato ai profitti aziendali) sarà stabile, e la quotazione (per quanto può oscillare ampiamente) tenderà sempre a tornare verso tale Fair Value (il quale rimarrà sempre stabile e costante di conseguenza alla stabilità e costanza mantenuta dall'utile per azione). Tutto ciò che dobbiamo fare è posizionarci quando la quotazione è molto sottovalutata rispetto al Fair Value, e prima poi il titolo tenderà a risalire verso tale Fair Value. In queste situazioni è utile ricordare una citazione di Jhon C. Bogle: "La regola di ferro dei mercati finanziari è il ritorno alla media".
Quello sopra riportato è un esempio molto semplificato, ma da un'idea dell'approccio che bisogna avere.

Una metafora molto utile per comprendere quale deve essere l'atteggiamento dell'investitore è quella di Mr Market:
"Immaginiamo che i prezzi di mercato provengano da un tipo molto accomodante, di nome mr. Market, che si trova ad essere il vostro socio in un'attività non quotata. Giorno dopo giorno, senza mai venir meno alla sua abitudine, mr. Market si presenta da voi fissando un prezzo a cui è disposto a rilevare la vostra quota oppure a vendervi la sua. Anche se l'affare di cui voi due siete proprietari potrà avere caratteristiche economiche stabili, le quotazioni di mr. Market stabili non lo saranno affatto. Triste a dirsi, infatti, il vostro povero socio soffre di incurabili problemi psicologici. A volte si sente euforico e riesce a vedere solo i fattori favorevoli che influenzano la vostra attività. Quando è in quello stato, il prezzo che offre è molto alto perché teme che voi gli strapperete la sua quota, derubandolo di guadagni imminenti. Altre volte è depresso e guardando nel futuro riesce a vedere solo guai per il vostro affare e per il mondo. In questi momenti fisserà dei prezzi molto bassi, terrorizzato dall'idea che voi siate sul punto di rifilargli la vostra quota. Mr. Market ha un'altra gradevole caratteristica: non se la prende se viene ignorato. Se la sua quotazione di oggi non è di vostro interesse, domani ve ne proporrà comunque una nuova. Ogni transazione è a vostra discrezione. Ed è chiaro che, a queste condizioni, quanto più il suo comportamento è maniaco-depressivo, tanto meglio è per voi."

Un investitore intelligente usa le fluttuazione del mercato a proprio vantaggio; è utile considerare i ribassi del mercato come un'opportunità per acquistare titoli di qualità a prezzi molto bassi e scontati, tenendo a mente che il prezzo che paghi determina il tuo rendimento (più basso è il prezzo di acquisto, maggiore è il tuo rendimento).
Chiunque può constatare che per quanto il mercato azionario sia ampiamente volatile, le caratteristiche economiche fondamentali delle aziende quotate sono ovviamente molto stabili; ciò significa che spesso i prezzi di mercato non riflettono il reale valore delle aziende. Di conseguenza, un mercato ampiamente fluttuante implica che dei prezzi irrazionalmente bassi possono periodicamente essere allegati a solide aziende.

E' necessario introdurre un'importante distinzione tra speculatore e investitore; lo speculatore è primariamente interessato nell'anticipare le fluttuazioni del mercato e guadagnare da esse. L'investitore è primariamente interessato ad acquisire aziende di buona qualità a prezzi molto convenienti e tenerle in portafoglio per un lungo periodo di tempo.

mercoledì 9 maggio 2018

Le 4 regole per guadagnare con i dividendi



Molte persone investono in azioni di aziende che pagano sostanziosi dividendi con l'obbiettivo di ottenere un rendimento costante, fisso e regolare, e avere l'opportunità di reinvestire gli utili ottenuti. La maggior parte degli investitori orientati sui dividendi si concentra puramente sull'acquisto di titoli che pagano alte cedole fisse; tuttavia i guadagni più grandi si possono ottenere da azioni di aziende che nel corso del tempo, anno dopo anno, aumentano l'entità dei dividendi. Immaginiamo un'azienda X acquistabile a 100$ per azione che al momento dell'acquisto paga una cedola annua di 5$ (corrispondenti al 5% dell'investimento iniziale). Per 10 anni consecutivi l'azienda X accresce il dividendo ad un tasso del 20% annuo: al decimo anno il dividendo sarà pari a 31 dollari per azione, ovvero ben il 31% dell'investimento iniziale. Insomma, possiamo ritrovarci con un dividendo che cresce di anno in anno, e se il primo anno ottengo un dividendo pari al 3% del capitale investito, l'anno successivo posso ottenere il 4% o più, con un dividendo che si espande in modo costante.
In questo articolo voglio proporre una serie di regole al quale ogni investitore orientato ai dividendi dovrebbe attenersi.

1) Qualità;
Un dividendo molto alto può essere attraente, ma non è l'unica cosa che bisogna considerare. Un investitore di lungo periodo deve assicurarsi che l'azienda sia in grado di mantenere l'entità del dividendo; in altre parole il dividendo deve essere sostenibile. L'azienda deve essere ben consolidata, affermata, finanziariamente stabile e matura. Per un cassettista è spesso necessario selezionare investimenti che offrono più stabilità, anche a costo di dover sacrificare un maggior guadagno a breve termine. Un valore a cui ogni investitore dovrebbe fare attenzione è il Pay-out Ratio, che è il rapporto tra dividendi distribuiti e utile netto totale (un pay-out ratio del 60% indica che l'azienda in questione distribuisce il 60% dei propri utili come dividendi). Un pay-out ratio eccessivamente alto può non essere sostenibile sul lungo periodo, in quanto basta una piccola riduzione dell'utile netto totale per determinare una riduzione del dividendo; insomma alla prima crisi o recessione, o per qualsiasi altro problema che può ragionevolmente presentarsi, l'investitore vedrà ridursi la propria cedola.
I titoli con alti dividendi e bassi pay-out ratio hanno overperformato quelle con alti dividendi e alti pay-out ratio dell' 8,2% annuo dal 1990 al 2006.
Nel grafico sottostante possiamo vedere come le aziende che pagano alti dividendi e al tempo stesso mantengono un pay-out ratio basso (in rosa), sono in grado di overperformare consistentemente il mercato (in grigio lo S&P 500).


E' necessario concentrarsi su aziende di alta qualità, che hanno dimostrato una lunga storia di stabilità, crescita e redditività. Il consiglio è quello di investire solo in aziende che hanno pagato i dividendi ogni anno negli ultimi 25 anni senza una singola riduzione.
I titoli azionari che hanno una lunga storia di crescita costante dei dividendi (negli ultimi 25 anni o più) sono chiamati Dividend Aristocrats (dividendi aristocratici, o aristocratici dei dividendi) e hanno storicamente overperformato lo S&P 500 del 2,8% annuo:




2) Prezzo scontato;
Nel Value Investing (vedi Il mio approccio al Value Investing) il Dividend Yield (rendimento dei dividendi espresso in percentuale; ad esempio un dividend yield del 5% significa che la cedola corrisponde al 5% del prezzo d'acquisto del titolo) è uno dei valori più importanti a cui guardare per capire se il prezzo di un titolo è basso, sottovalutato e quindi scontato rispetto al valore intrinseco. Un alto Dividend Yield è quindi indice di un buon affare (a patto che l'azienda sia comunque di qualità). E' meglio che il Dividend Yield sia alto grazie ad una momentanea sottovalutazione del titolo piuttosto che a causa di un alto e insostenibile Pay-out Ratio.
Bisogna assolutamente evitare i titoli azionari che mostrano un rapporto Prezzo/Utili estremamente alto, in quanto è segno sopravvalutazione; le aziende con un basso rapporto Prezzo/Utili hanno overperformato le aziende con un alto rapporto Prezzo/Utili del 9,02% annuo dal 1975 al 2010.
Nel grafico sottostante possiamo vedere come le aziende che pagano alti dividendi (in verde acqua e arancione le aziende che pagano i dividendi più alti) hanno overperformato le aziende che pagano bassi dividendi (in blu e rosso le aziende che pagano i dividendi più bassi) dell'1,76% annuo dal 1928 al 2013:

Fonte: Kenneth R. French (marchio registrato) and CRSP.



3) Crescita;
E' necessario investire nelle aziende che hanno una storia di crescita solida e costante (in termini di utile e fatturato). Se un'azienda ha mantenuto un alto tasso di crescita per molti anni di seguito, molto probabilmente continuerà a fare lo stesso in futuro. I titoli azionari caratterizzati da una costante crescita dei dividendi sul lungo periodo hanno overperformato le aziende con dividendi invariati del 2,4% annuo dal 1972 al 2013; nel seguente grafico sono mostrate in viola le aziende i cui dividendi crescono costantemente sul lungo periodo, in blu le aziende che lasciano i dividendi invariati e in verde le aziende che non pagano dividendi:

Fonte: SureDividend

Un consiglio è quello di vendere le azioni che riducono o eliminano i dividendi: tali titoli hanno mediamente generato un rendimento dello 0% dal 1972 al 2013.
E' importante valutare il potenziale di crescita dell'azienda, la sua condizione finanziaria e redditività, la sua capacità di continuare ad espandersi e accrescere i dividendi; non acquistiamo azioni solo perché il dividendo è alto.



4) Volatilità;
Cerca aziende in cui solitamente le persone investono durante periodi negativi: la quotazione di tali aziende è solitamente più stabile e meno soggetta a variazioni eccessive. E' preferibile investire in titoli azionari che dimostrano bassa volatilità e un basso Beta.
L'indice S&P composto solo da titoli azionari estremamente poco volatili (lo S&P Low Volatility Index) ha overperformato lo S&P 500 del 2% annuo dal 1990 al 2011: