sabato 31 dicembre 2016

Come Peter Lynch ha realizzato il 30% annuo per 20 anni di seguito



Peter Lynch è un uomo d'affari e investitore americano. Come manager del fondo d'investimento Magellan tra il 1977 e il 1990, Lynch ha generato un rendimento pari al 29,9% medio annuo (quasi triplicando lo S&P 500). Grazie alle sue straordinarie performance come investitore, Peter Lynch è considerato una leggenda in campo finanziario. Pertanto, in questo articolo spiegherò le basi della sua strategia d'investimento, la stessa che gli ha permesso di ottenere un rendimento del 29,9% annuo per così tanti anni di seguito.
La strategia di Peter Lynch può essere identificata come GARP Investing, ovvero Growth at a Reasonable Price (Crescita ad un prezzo ragionevole). Tale strategia è una fusione tra Growth Investing (vedi Cos'è il Growth Investing) e Value Investing (vedi Guida completa al Value Investing). Colui che segue tale strategia si concentra sull'acquistare aziende il cui utile per azione (utile netto aziendale diviso per il numero totale di azioni circolanti, in modo da capire quanto utile netto corrisponde ad ogni azione) è cresciuto in passato ad un tasso superiore alla media e ci si aspetta che continuerà a fare lo stesso in futuro; tuttavia, a causa delle grandi aspettative che ci sono nei confronti di tali aziende, i prezzi delle azioni sono spesso eccessivamente alti e sopravvalutati, aggiungendo un importante fattore di rischio in questi titoli (non soddisfare le grandi aspettative può facilmente far crollare il titolo, inoltre un'eccessiva sopravvalutazione non può durare per sempre). Per questo motivo l'investitore che segue la strategia GARP, acquista solo quando il prezzo di tali azioni diventa ragionevole, ovvero equo o ancora meglio sottovalutato (magari a causa di un ribasso dei prezzi di mercato). Per comprendere se il titolo è sopravvalutato, equo o sottovalutato Peter Lynch usa (come nel Value Investing) il rapporto prezzo/utili e il PEG, di cui parleremo in avanti.
Da questa introduzione si può capire come l'intera strategia d'investimento di Peter Lynch si basa sugli utili delle aziende quotate prese in considerazione. Peter Lynch (come tutti gli investitori fondamentali di lungo periodo) è convinto che l'andamento della quotazione dipende ed è strettamente collegato all'andamento dell'utile per azione. Pertanto una crescita dell'utile per azione causa una crescita della quotazione. Nei grafici seguenti (basati sul lavoro di Peter Lynch ed estratti dal sito web Gurufocus.com) è molto visibile come l'andamento della quotazione (in verde) segue l'andamento dell'utile per azione (in blu l'utile per azione moltiplicato per un valore medio del rapporto prezzo/utili, ovvero 15):

Berkshire Hataway Inc
















Apple Inc
















Accenture Plc
















Peter Lynch classifica le aziende in base al tasso annuo di crescita dell'utile che le caratterizza:

- Le Slow Growers sono aziende generalmente molto grandi e mature per cui ci si aspetta che l'utile per azione possa crescere ad un tasso medio annuo di circa il 5%, o comunque poco più velocemente del PIL.

- Le Stalwarts sono aziende di media grandezza il cui utile per azione cresce ad un tasso annuo di circa il 10-12%.

- Le Fast Growers sono le preferite di Peter Lynch: esse sono aziende il cui utile per azione cresce ad un tasso annuo del 20-25%. Lynch suggerisce di metterne in portafoglio un paio, in quanto se scelte saggiamente possono moltiplicare per dieci, quaranta o anche duecento volte l'investimento iniziale. Queste aziende non devono per forza operare in un settore in forte espansione, ma possono anche operare in settori già maturi.

Utili futuri
Solitamente queste aziende si selezionano in base al tasso di crescita dell'utile che le ha caratterizzate in passato. Ma come fare a capire se l'utile per azione di queste aziende continuerà a crescere anche in futuro? La cosa migliore che si può fare per ovviare a questa mancanza è cercare di acquistare le azioni di tali aziende a prezzi equi, ragionevoli, soprattutto non sopravvalutati, in quanto se (ad esempio) l'utile dell'anno successivo non rispecchia le aspettative di crescita, la quotazione può facilmente crollare. Acquistando a prezzi equi, ovvero in linea con il reale valore attuale dell'azienda, possiamo essere abbastanza sicuri di non perdere soldi sul lungo periodo (se il valore attuale verrà mantenuto). Riguardo alla crescita futura nell'utile, è necessario affidarsi alle stime, alle previsioni, alle supposizioni e alle aspettative, soprattutto quelle degli analisti finanziari. Tuttavia, anche se non possiamo predire con certezza gli utili futuri, possiamo cercare di comprendere come l'azienda pianifica di accrescere l'utile. Ci sono cinque modi fondamentali per accrescere l'utile aziendale: ridurre i costi; aumentare i prezzi; espandersi in nuovi mercati (espansione geografica o di settore; sviluppo di nuovi prodotti, processi o servizi); vendere una maggior quantità di prodotti nei vecchi mercati; rivitalizzare, chiudere o disporre in modo alternativo di un'operazione in perdita.

Il rapporto prezzo/utili
Tale valore fondamentale mette in rapporto l'utile per azione e il prezzo delle azioni. Ad esempio, un rapporto prezzo/utili pari a 15, significa che il prezzo di un'azione corrisponde a 15 volte l'utile per azione. Per capire se un titolo azionario è sopravvalutato o sottovalutato è necessario considerare tale valore relazionandolo al settore di appartenenza, alla media storica o alla consuetudine. Generalmente un rapporto prezzo/utili pari a 15 è equo; un qualsiasi valore superiore a 15 è considerato segno di sopravvalutazione, e qualsiasi valore inferiore a 15 è segno di sottovalutazione. Un altro metodo può essere quello di considerarlo in relazione al settore di riferimento; consideriamo un'azienda X operante nel settore delle auto. L'azienda X ha un rapporto prezzo utili di 10, mentre il rapporto prezzo utili dell'intero settore automobilistico è 15: l'azienda X è sottovalutata rispetto al settore di riferimento.
Tuttavia, forse il modo migliore per valutare il rapporto prezzo utili è utilizzando la media storica dell'azienda che prendiamo in considerazione. Torniamo all'azienda X; dopo aver vagliato i dati storici, calcoliamo che negli ultimi dieci anni l'azienda X ha mantenuto un rapporto prezzo utili medio pari a 18; di conseguenza un valore inferiore a 18 sarà considerato sottovalutato, e un valore superiore a 18 sarà considerato sopravvalutato, mentre un rapporto prezzo utili pari a 18 (o leggermente differente) sarà considerato equo.
E' importante ricordarsi di non acquistare mai a valori eccessivamente sopravvalutati (magari superiori a 30).
Può essere calcolato anche il rapporto prezzo utili dell'intero mercato azionario; questo è un buon indicatore della sottovalutazione o sopravvalutazione del mercato. Solitamente un mercato eccessivamente sopravvalutato può generare un ribasso generalizzato.
Un altro strumento utile può essere quello di considerare il rapporto prezzo utili in relazione al tasso di crescita annuo dell'utile per azione. Consideriamo che l'azienda X mostra un rapporto prezzo utili pari a 12, mentre il tasso di crescita dell'utile per azione è pari al 17%: la quotazione è sottovalutata perché il rapporto prezzo utili è inferiore al tasso di crescita dell'utile. Se il rapporto prezzo utili dovrebbe salire oltre 17, la quotazione sarebbe sopravvalutata. Ne consegue che un investitore può essere disposto a pagare di più se il tasso di crescita dell'utile per azione è particolarmente attraente.


Variazione del rapporto prezzo/utili di Accenture Plc (la media storica è 17,46)
By Amigobulls.com















Altri numeri importanti

1) La posizione di cassa; Peter Lynch suggerisce le aziende che dimostrano un alto livello di liquidità netta per azione; il guru della finanza considera il Net Cash Per Share come un “bonus”. Ad esempio, ipotizziamo che il titolo azionario di un’azienda X è scambiato al prezzo di 25$ e la liquidità netta per azione è pari a 10$; il “bonus” di 10$ ad azione cambia tutto. Significa che non stai acquistando l’azienda X a 25$ ad azione, bensì la stai acquistando a 15$ ad azione (sottraendo 10$ di liquidità bonus dal prezzo del titolo si ottiene 15$). E supponendo che al prezzo di 25$ il rapporto Prezzo/Utili è pari a 12, al prezzo di 15$ il rapporto P/E è pari a 7,2! Questo rende l’acquisto molto più conveniente e di valore. Ipotizziamo invece, che un’azienda Y è scambiata per 40$ ad azione e la liquidità netta per azione è pari a soli 5$; 5$ non contano molto su 40$. Se il titolo scendesse a 15$ sarebbe un grande affare.

2) Il fattore debito; Peter Lynch preferisce le aziende con un basso rapporto Debt/Equity. Un valore pari o simile a 0,25 (ad esempio 75% Equity, 25% Debt) è normale; un rapporto simile o inferiore a 0,10 (ad esempio 90% Equity, 10% Debt) è eccezionale; un rapporto Debt/Equity pari o simile a 0,80 (ad esempio 80% Debt, 20% Equity) è segno di debolezza.

In generale la crescita della liquidità, come la diminuzione del debito a lungo termine, sono segni di prosperità. Quando la liquidità cresce insieme alla diminuzione del debito a lungo termine è un segno di prosperità; quando succede il contrario è un cattivo segno. Quando la liquidità eccede il debito a lungo termine è molto favorevole, il contrario è un cattivo segno.

3) Cash Flow (flusso di cassa); il Cash Flow è la quantità di denaro che un'azienda ricava dalle sue attività. Molte persone usano il Cash Flow per valutare un titolo azionario. Un titolo scambiato a 20$ che dimostra un Cash Flow Per Share pari a 2$ è la normalità; un titolo scambiato a 20$ con 4$ di Cash Flow Per Share è eccezionale; se trovi un titolo scambiato a 20$ con un Cash Flow per Share pari a 10$ è assolutamente fantastico. Tuttavia, anche se tutte le aziende ricavano denaro, alcune hanno bisogno di spendere più di altre per ottenerlo. Supponiamo che l'azienda Z opera nel campo della produzione e lavorazione del ferro ed ha un utile netto di 100 milioni di dollari; questo è ottimo, ma per avere questo guadagno ha dovuto investire 80 milioni in fornaci e manutenzione delle stesse. Significa che l'azienda Z deve spendere liquidità per generare liquidità, e quindi non andrà molto lontano. Tutte le spese ed investimenti che l'azienda deve affrontare per mantenere, espandere o migliorare le proprie attività, come ad esempio il rinnovo dell'impiantistica, sono chiamate Capital Expenditures. Peter Lynch preferisce le aziende che non dipendono dalle Capital Expenditures. Il Free Cash Flow è ciò che rimane del Cash Flow dopo aver sottratto le normali Capital Expenditures. Pertanto il Free Cash Flow sarà tanto più alto quanto più basse sono le Capex (più basse sono le Capex, più alto è il Free Cash Flow). Peter Lynch suggerisce le aziende con un alto Free Cash Flow Per Share; in particolare un Free Cash Flow Per Share pari al 10% del prezzo del titolo è la normalità; un Free Cash Flow Per Share pari al 20% del prezzo del titolo è eccezionale.



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venerdì 30 dicembre 2016

Questa è la chiave del successo (secondo Warren Buffett)


By Philschatz
Ogni anno Warren Buffett scrive una lettera indirizzata a tutti gli azionisti della sua azienda. Tali lettere sono dei veri e propri capolavori di illuminismo finanziario, nel quale Buffett descrive la sua strategia d'investimento e i suoi principi fondamentali. Il presente articolo è composto da alcuni degli estratti più significativi delle lettere di Warren Buffett.
L'oracolo di Omaha è convinto che (come gli ha insegnato il suo maestro Benjamin Graham (per un approfondimento vedi Le 8 regole inestimabili di Benjamin Graham, The intelligent Investor tradotto in italiano, Il mio approccio al Value Investing)) la chiave per investire con successo è acquistare azioni di buone aziende quando i prezzi di mercato sono molto scontati rispetto al valore intrinseco del business. Buffett afferma che quando acquista azioni di aziende quotate, considera la transazione come se stesse investendo in una qualsiasi attività privata: guarda alle prospettive dell'azienda, le persone che l'amministrano e il prezzo che deve pagare. Questo approccio rende il trading attivo e speculativo sui mercati utile, ma solo in quanto tale speculazione (fatta dagli altri investitori) crea periodicamente delle ottime opportunità di acquisto per l'investitore di lungo periodo. Per comprendere meglio tale concetto è utile riportare la metafora di Mr Market. La metafora di Mr Market descrive l'atteggiamento mentale che bisogna avere nei confronti delle fluttuazioni e oscillazioni del mercato:

"Immaginiamo che i prezzi di mercato provengano da un tipo molto accomodante, di nome mr. Market, che si trova ad essere il vostro socio in un'attività non quotata. Giorno dopo giorno, senza mai venir meno alla sua abitudine, mr. Market si presenta da voi fissando un prezzo a cui è disposto a rilevare la vostra quota oppure a vendervi la sua. Anche se l'affare di cui voi due siete proprietari potrà avere caratteristiche economiche stabili, le quotazioni di mr. Market stabili non lo saranno affatto. Triste a dirsi, infatti, il vostro povero socio soffre di incurabili problemi psicologici. A volte si sente euforico e riesce a vedere solo i fattori favorevoli che influenzano la vostra attività. Quando è in quello stato, il prezzo che offre è molto alto perché teme che voi gli strapperete la sua quota, derubandolo di guadagni imminenti. Altre volte è depresso e guardando nel futuro riesce a vedere solo guai per il vostro affare e per il mondo. In questi momenti fisserà dei prezzi molto bassi, terrorizzato dall'idea che voi siate sul punto di rifilargli la vostra quota. Mr. Market ha un'altra gradevole caratteristica: non se la prende se viene ignorato. Se la sua quotazione di oggi non è di vostro interesse, domani ve ne proporrà comunque una nuova. Ogni transazione è a vostra discrezione. Ed è chiaro che, a queste condizioni, quanto più il suo comportamento è maniaco-depressivo, tanto meglio è per voi."

Di conseguenza Warren Buffett accoglie la volatilità: più il mercato è maniaco-depressivo, maggiori sono le opportunità disponibili per l'investitore. Un mercato ampiamente fluttuante implica che dei prezzi irrazionalmente bassi possono essere periodicamente allegati a solide aziende. Warren afferma che occasionalmente il mercato azionario offre la possibilità di comprare porzioni di aziende straordinarie a prezzi veramente ridicoli e drammaticamente al di sotto del valore intrinseco. Ma cosa intende warren Buffett per valore intrinseco? Secondo lui, il valore di qualsiasi azione, obbligazione o business oggi è determinato da tutti i flussi di cassa - scontati ad un appropriato tasso di interesse - che ci si aspetta si verifichino durante la rimanente vita dell'asset. Ne deriva che il valore intrinseco è una stima piuttosto che una figura precisa (per un maggior approfondimento sul valore intrinseco vedi Il metodo di Warren Buffett).

Warren Buffett afferma che lui non prova mai ad anticipare l'arrivo o la fine di un rialzo o ribasso del mercato. Ciò che fa è semplicemente avere paura quando gli altri sono avidi, ed essere avido quando gli altri hanno paura.



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Di seguito propongo una lista di titoli di stato che coniugano basso rischio e alto rendimento (aggiornati al 30 dicembre 2016).

      Nazione
Rendimento  
(10 anni)
   Rating S&P
Debito pubblico (% del PIL)
Islanda
5.00%
BBB+
75,32%
Cile
4.27%
AA-
18,14%
Perù
6.39%
BBB+
22,41%
Messico
7.49%
BBB+
51,98%
India
6.50%
BBB-
65,26%
Indonesia
7.94%
BB+
26,55%
Colombia
7.11%
BBB
50,93%
Sud Africa
8.92%
BBB-
50,10%
Russia
8.35%
BB+
20,40%
Turchia
11.05%
BB
32,14%
Brasile
11.42%
BB
69,90%

Le obbligazioni, sia quelle aziendali che i titoli di stato, sono da sempre considerate l'alternativa per eccellenza al mercato azionario. Un buon portafoglio di strumenti finanziari dovrebbe essere ben bilanciato tra azioni e obbligazioni, in modo da compensare vicendevolmente il rischio. Quando il mercato azionario si trova a livelli evidentemente insostenibili, un investitore accorto dovrebbe spostare gran parte del proprio capitale verso l'alternativa più sicura, ovvero le obbligazioni. Eppure, oggi i titoli di debito rendono pochissimo. Quando pensiamo alle obbligazioni, le associamo immediatamente a rendimenti eccessivamente bassi, che spesso non valgono l'impegno. Tuttavia, se siamo disposti ad accettare un rischio appena più alto, le obbligazioni possono divenire un'ottima fonte di reddito. Ne sono un esempio i titoli di stato dei paesi emergenti; è proprio tra questi strumenti finanziari che si possono trovare delle ottime occasioni. Spesso i sostanziosi rendimenti offerti da questi paesi, sono accompagnati da un rischio più che accettabile. Lo potete vedere sopra. Per avere un termine di paragone, considerate che anche l'Italia è una tripla B.
Tranne Russia, Turchia e Brasile, sono tutti Investment Grade, ovvero di qualità medio-alta e ottima capacità di rimborso.
Sappiamo che il rischio dei titoli di stato è direttamente proporzionale al loro rendimento (maggior rischio, maggior rendimento; minor rischio, minor rendimento); tuttavia il rischio percepito e quindi il rating ed il rendimento possono variare in base alle condizioni finanziarie ed economiche della nazione considerata. E' consuetudine che il rating dei paesi emergenti cresca di conseguenza al miglioramento delle condizioni economiche, determinando una diminuzione del rischio e quindi del rendimento. Poiché il rendimento è inversamente proporzionale al prezzo, una diminuzione del rendimento causa una crescita del prezzo del titolo in mano all'investitore, che così ha la possibilità di guadagnare ulteriormente dal suo investimento.
Ne è stato un esempio la Cina, il cui rating si evoluto da BBB agli inizi degli anni novanta a AA- oggi, con conseguente diminuzione del rendimento.

Esistono principalmente due modi per ridurre il rischio legato alle obbligazioni: 1) concentrarsi su titoli caratterizzati da un rating più alto (e un rendimento più basso), o 2) concentrarsi su titoli caratterizzati da una scadenza a breve termine. Per ridurre il rischio legato ai titoli di stato dei paesi emergenti, il metodo migliore consiste nell'acquistarli con scadenza a breve termine (da 1 mese a cinque anni). L'idea che sta alla base di questo concetto è molto semplice: tenere i titoli in portafoglio per meno tempo logicamente espone l'investitore a meno potenziali rischi.
Per ridurre ulteriormente il rischio legato a questi titoli, è necessario diversificare. Un buon portafoglio prevede di acquistare una grande varietà di titoli caratterizzati da rating diversi. Inoltre, se pensate che in questo modo andreste incontro a spese di gestione eccessive o comunque ad un impossibilità di ridurre efficacemente il rischio, è possibile concentrarsi sui fondi indicizzati. Dei fondi indicizzati obbligazionari permettono di possedere una quantità così grande di strumenti finanziari che praticamente il default di un singolo titolo non ha effetto sul tuo rendimento, il quale rimane costante. In questo modo potrai concentrarti anche sui fondi che offrono il rendimento più alto, senza doverti preoccupare del potenziale default di un singolo titolo.
In ogni caso, molti paesi emergenti rilasciano titoli di stato sia nella loro valuta che in dollari o euro. E' ovvio che è sempre meglio acquistare in dollari o euro. Se la loro valuta nazionale è soggetta ad inflazione (come è tipico dei paesi emergenti), il tuo rendimento verrà eroso.
Sul sito seguente è possibile vagliare tutti i titoli di stato mondiali e le loro scadenze: Investing.com/World Government Bond. Mentre sul quest'altro sito potrete vagliare il rating (e quindi il rischio) di ogni paese: Tradingeconomics.com/country-list/rating.



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giovedì 29 dicembre 2016

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Secondo Warren Buffett, per un investitore medio il miglior modo di far fruttare il proprio denaro è attraverso un fondo d'investimento indicizzato all'intero mercato azionario. Un fondo d'investimento indicizzato è un fondo che ha l'obbiettivo di riprodurre l'andamento di un intero listino/indice di riferimento. Tali fondi hanno in portafoglio tutti i titoli che compongono un indice azionario (es S&P500, NASDAQ, DJIA) nelle proporzioni esatte per riprodurre fedelmente le performance del mercato intero. Pertanto investire in un fondo indicizzato significa possedere l'intero mercato. I fondi indicizzati sono gestiti passivamente e quindi presentano spese di gestione più basse rispetto al comune fondo gestito attivamente. Questa semplice strategia d'investimento è stata diffusa da Jhon C. Bogle, fondatore di una delle più grandi società d'investimento al mondo (The Vanguard Group, che gestisce oltre tre triliardi di dollari). Nel presente articolo propongo una mia personale revisione e rivisitazione del metodo d'investimento di Bogle.
Jhon C. Bogle esamina il rendimento storico e il rischio che ha caratterizzato il mercato azionario statunitense, e analizza le fonti di tale rendimento: (1) i fondamentali, rappresentati da utili delle aziende quotate e dividendi (unici fattori affidabili e sostenibili sul lungo periodo), e (2) speculazione (episodica e spasmodica), rappresentata da ampie oscillazioni nella valutazione di mercato dei fondamentali.
Secondo Jhon C. Bogle per investire con successo è necessario essere un investitore di lungo periodo, in modo che il valore del capitale investito si apprezzi grazie alla crescita dei valori fondamentali e dell'economia reale.
Ma quanto è cresciuto il mercato azionario statunitense?
Il seguente grafico (fornito dal sito stockcharts.com) mostra l'andamento del Dow Jones Industrial Average dal 1900 a oggi:
















Tra il 1802 e il 1997 il rendimento medio annuo del mercato azionario (adeguato all'inflazione) è stato costantemente pari al 7%. 
Tuttavia, anche se il tasso di rendimento apparentemente si è mantenuto costante sul lungo periodo, esso è soggetto a considerevoli variazioni di anno in anno: ciò implica che minore è il tempo d'investimento, maggiore è il rischio di incappare in anni negativi; maggiore sono gli orizzonti temporali dell'investitore, minore è la variabilità dei tassi di rendimento. Ad esempio (basandoci sull'andamento del mercato azionario USA tra il 1802 e il 1997), su un orizzonte temporale di un singolo anno il rendimento dell'intero mercato azionario può oscillare mediamente tra -11.1% e +25.1%. Su un orizzonte temporale di dieci anni il rendimento può oscillare tra +2.4% e +11.2% medio annuo. E su un orizzonte temporale di cinquanta anni il rendimento si stabilizza definitivamente, oscillando tra +5.7% e +7.7% medio annuo (valori estremamente vicini alla media storica del 7%).

Ma perché il mercato azionario ha fornito sul lungo periodo un rendimento del 7%? Principalmente a causa della crescita degli utili e dei dividendi delle aziende quotate. La somma di 1) rendimento dei dividendi e 2) crescita degli utili tra il 1871 e il 1997 equivalgono al 6.7% annuo. In altre parole il rendimento derivato da dividendi e utili è identico al rendimento del 7% fornito dal mercato azionario stesso.
Le variabili che determinano il rendimento del mercato azionario sul lungo periodo sono tre:
- Il rendimento dei dividendi (%) 
- Il tasso di crescita degli utili
- Il cambiamento nel rapporto Prezzo/Utili, assimilabile alla componente speculativa del mercato.
Questi tre fattori spiegano e determinano il rendimento del mercato azionario.

Questi fattori possono inoltre essere utilizzati per prevedere in modo approssimativo il futuro andamento e rendimento del mercato azionario. Immaginiamo di essere nell'anno 1990 e vogliamo prevedere il rendimento che il mercato azionario fornirà nella prossima decade. Sappiamo che il rendimento dei dividendi (al primo gennaio 1990) è del 3.1%; perciò dobbiamo proiettare per dieci anni nel futuro solo le altre due variabili: crescita degli utili e cambiamento del rapporto prezzo/utili.
Se ci si aspetta che il futuro tasso di crescita dell'utile sarà dell'8%, e il rapporto prezzo/utili scenderà dal valore attuale di 15.5 alla media storica di 14, possiamo calcolare che il rendimento del mercato azionario sarà pari al 10.3% annuo. Anche se questo metodo non è perfetto, ha comunque dimostrato di essere approssimativamente affidabile.
Da tutto ciò ne deriva che il mercato azionario continuerà a crescere fin quando cresceranno gli utili delle aziende quotate.

Jhon C. Bogle sostiene che un buon portafoglio basato sui fondi indicizzati deve essere ben bilanciato tra azioni e obbligazioni, le quali possono essere acquistate individualmente o anch'esse possedute attraverso un fondo obbligazionario indicizzato (che raccoglie tutti i titoli del mercato obbligazionario statunitense). Il bilanciamento deve dipendere dall'orizzonte temporale che abbiamo a disposizione, dalla propensione al rischio, dagli obbiettivi, e spazia dal 50% azioni 50% obbligazioni, all'80% azioni 20% obbligazioni.

I vantaggi dei fondi indicizzati
Jhon C. Bogle sostiene numerosi vantaggi dei fondi indicizzati rispetto ai fondi d'investimento gestiti.
Egli ha spesso comparato il rendimento di un ordinario fondo gestito e il rendimento di un ipotetico portafoglio composto al 35% da un fondo obbligazionario indicizzato e al 65% da un fondo azionario indicizzato allo S&P 500. Tra il 1947 e il 1997, 10.000$ investiti nel fondo gestito sarebbero diventati 1.080.000$; 10.000$ investiti nel portafoglio indicizzato sarebbero diventati 1.615.000$ . Bogle ha ampiamente dimostrato come la semplicità dei fondi indicizzati garantisce tassi di rendimento superiori a quelli forniti dalla maggior parte dei fondi gestiti. Solo 35 fondi gestiti attivamente sono sopravvissuti dal 1947 al 1997, e di questi solo due hanno garantito rendimenti superiori a quelli forniti dal portafoglio indicizzato.
Il maggior vantaggio dei fondi indicizzati gestiti passivamente sono i bassissimi costi di gestione. Tali costi di gestione estremamente bassi hanno un ruolo fondamentale nel determinare la superiorità del rendimento dei fondi indicizzati rispetto al rendimento dei fondi gestiti attivamente (molto più dispendiosi). I costi di gestione totali di un fondo gestito ammontano mediamente all'1.1%, mentre per i fondi indicizzati i costi di gestione non superano lo 0.2%. Tale vantaggio influenza in modo molto significativo i risultati. Pertanto secondo Bogle è necessario selezionare solo fondi con costi di gestione estremamente bassi; Warren Buffett ha espresso la sua considerazione in merito, sostenendo che gli eccessivi costi di un fondo gestito mediamente tagliano tra il 10% e il 20% del rendimento totale.

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Benjamin Graham fu il maestro di Warren Buffett. Warren ha spesso dichiarato che la sua filosofia d'investimento è "85% Benjamin Graham, 15% Philip Fisher", sottolineando come il suo maestro fu la seconda persona più influente della sua vita (dopo il padre). Buffett riconosce che Benjamin Graham gli dato le basi per un metodo d'investimento razionale e redditizio; ma qual'è la strategia d'investimento di Benjamin Graham?
Graham è considerato il fondatore del Value Investing, ovvero quella strategia che si basa fondamentalmente sull'acquistare titoli azionari quando i prezzi di mercato sono molto scontati rispetto al valore intrinseco delle aziende; sul lungo periodo ci si aspetta che la quotazione salirà fino a rispecchiare il valore intrinseco. Possiamo sintetizzare l'approccio all'investimento di Benjamin Graham in una check list di criteri e principi sul quale basarsi per scegliere i titoli azionari su cui investire. Vediamo quali sono questi principi:

1) Adeguata dimensione dell'azienda; l'idea è quella di escludere le piccole aziende, le quali sono più soggette a cambiamenti e vicissitudini, determinando un maggior rischio. E' necessario puntare sulle aziende grandi, importanti, ampiamente affermate come leader del settore. Ciò rende i titoli azionari meno rischiosi e più stabili.

2) Una condizione finanziaria sufficientemente solida; il debito totale non deve eccedere il valore netto degli asset. Ciò significa che il rapporto Debt/Equity e il rapporto Long term Debt/Equity devono essere inferiori ad uno. Inoltre è necessario cercare un Current Ratio superiore a due.

3) Stabilità degli utili; l'andamento della quotazione è strettamente legato all'andamento dell'utile per azione. Pertanto un utile per azione stabile implica una quotazione stabile. Per prima cosa è necessario assicurarsi che l'azienda abbia procurato utile ogni anno negli ultimi dieci anni, senza mai mostrare deficit. Successivamente si misura il massimo declino dell'utile per azione in ognuno degli ultimi dieci anni rispetto alla media dei tre anni appena precedenti a quello che prendiamo in considerazione. Nessun declino si traduce in 100% di stabilità. Un test più stringente misura il massimo declino dell'utile per azione ogni anno negli ultimi dieci anni rispetto all'anno appena precedente, e non dovrebbe superare il limite di due declini di massimo il 5% ciascuno negli ultimi dieci anni.

4) Crescita; negli ultimi dieci anni la crescita dell'utile per azione deve essere stata pari ad almeno il 33%; per fare questa misurazione bisogna usare medie a tre anni all'inizio e alla fine del periodo considerato. Ad esempio se voglio misurare la crescita dal 2005 al 2015 (dieci anni) devo prima fare una media dell'utile per azione negli anni 2003, 2004 e 2005, poi una media dell'utile per azione negli anni 2013, 2014 e 2015. Infine posso misurare la crescita tra i due valori medi, che deve essere pari ad almeno il 33%. Un test più stringente richiede una crescita dell'utile per azione negli ultimi dieci anni pari ad almeno il 7% annuo composto.

5) Redditività; cerco un ROIC (ritorno sul capitale investito) ed un ROE (ritorno sull'Equity) storicamente soddisfacenti (dal 10% in su) e stabili. Cerco un margine di profitto netto storicamente soddisfacente (dal 5% in su) e stabile.

6) Lungo record di pagamenti ininterrotti dei dividendi (generalmente si guarda agli ultimi venti anni).

7) Il prezzo delle azioni non deve essere superiore ad una volta e mezzo il book value per share (rapporto Price/Book (P/B) inferiore ad 1,5). Le aziende grandi e meno popolari in genere mostrano un rapporto Price/Book costantemente basso a causa delle scarse aspettative che ci sono nei confronti di tali aziende. Ciò da maggiore stabilità alla quotazione, che risentirà in modo molto limitato dei problemi che potrebbero presentarsi.

8)  Il prezzo delle azioni non deve essere superiore a 15 volte l'Utile Per Azione (rapporto Prezzo/Utili (P/E) inferiore a 15). Come per il P/B, un rapporto Prezzo/Utili costantemente basso è indice di minore popolarità e maggiore stabilità. A causa delle basse aspettative che ci sono nei confronti di queste aziende, la quotazione risente poco o niente dei ribassi dell'utile.

In generale il prodotto del P/E per il P/B non deve superare il valore di 22,5.
Anche un alto Dividend Yield è segno di sottovalutazione.
Questi criteri sono adatti per tutti coloro che Benjamin Graham definisce come "investitori difensivi", ovvero passivi e poco propensi al rischio.



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Cos'è il Growth Investing

Oggi parlerò di una strategia d'investimento piuttosto sconosciuta in Italia: il Growth Investing.
Value Investing e Growth Investing sono le due strategie d'investimento sul lungo periodo più famose ed usate; entrambe si basano sull'analisi dei fondamentali dell'azienda, in contrapposizione con l'analisi tecnica (che si basa sull'analisi esclusiva dei grafici di borsa).
Il Value Investing è definito come l'acquisto di titoli azionari al di sotto del loro valore intrinseco (per saperne di più vedi Il mio approccio al Value Investing).
Il Growth Investing si basa sull'acquisto dei titoli azionari di aziende in forte crescita; in questo modo ci si aspetta che la quotazione cresca insieme alla crescita dell'azienda. Le azioni che possono essere assimilate a questa strategia vengono chiamate Growth Stocks (growth = crescita, stocks = azioni). Possono essere definite Growth Stocks le azioni di quelle aziende il cui utile netto (ed in particolare l'utile per azione) è cresciuto in passato ad un tasso annuo superiore alla media, e ci si aspetta che continuerà a fare lo stesso in futuro. In teoria la crescita dell'utile e/o del fatturato si traduce in una crescita della quotazione.
Dai grafici seguenti (basati sul lavoro di Peter Lynch) è molto evidente come l'andamento della quotazione dipende ed è strettamente collegato all'andamento dell'utile per azione. Pertanto se l'utile per azione cresce, di conseguenza cresce anche la quotazione. In blu è evidenziato l'utile per azione moltiplicato per un valore medio del rapporto Prezzo/Utili, ovvero 15. In verde è evidenziato l'andamento della quotazione: [I seguenti grafici sono stati forniti dal sito Gurufocus.com]



































I Growth Investor si concentrano sul potenziale di crescita futuro, ma non c'è nessuna formula fissa e automatica per valutare questo potenziale. Molto spesso i Growth Investor si concentrano su aziende giovani con ottime prospettive future o su aziende che operano in settori in forte espansione.
Tuttavia ci sono alcuni criteri fondamentali generalmente riconosciuti e utilizzati per identificare le migliori Growth Stocks:

1) Crescita passata dell'utile. Generalmente si ci concentra su quelle aziende che possono vantare una crescita costante, continua e consistente dell'utile per azione ogni anno negli ultimi 5 o meglio 10 anni. In particolare l'utile per azione deve essere cresciuto ogni anno negli ultimi cinque o dieci anni ad un tasso di almeno il 9-10% annuo.
Molti sostengono che la crescita passata non da garanzie certe riguardo al potenziale di crescita futura; tuttavia un'azienda (ed un management) che ha storicamente dimostrato di saper generare crescita abilmente, continuerà a farlo finché ce ne saranno le possibilità.

2) Previsioni sulla crescita futura. Gli analisti fanno previsioni e proiezioni riguardo al futuro andamento di tutte le aziende quotate (consiglio il sito internet FINVIZ.com); ciò che bisogna cercare è un'azienda il cui utile per azione è previsto che crescerà ad un tasso annuo di almeno il 9-10% annuo per i prossimi cinque anni, anche se il 15% annuo per i prossimi cinque anni sarebbe più ideale.

3) Margine di profitto netto. Il margine di profitto ci rivela la capacità del management nel gestire, controllare e contenere i costi e le spese. Inoltre un alto margine di profitto è segno della presenza di un vantaggio competitivo o di scarsa concorrenza. Ciò che bisogna cercare è un margine di profitto netto storicamente (per molti anni consecutivi) superiore alla media del settore e costantemente stabile (senza oscillazioni). Un margine di profitto netto in crescita leggera ma costante anno dopo è un segno di incredibile capacità del management nella gestione dei costi.

4) Return On Equity. Il ROE è un'indice di efficienza e redditività del capitale proprio. Come per il margine di profitto, anche il ROE deve essere storicamente superiore alla media del settore e stabile. Generalmente ogni valore superiore al 15% è ottimo. Un Return On Equity in crescita costante anno dopo anno è segno di invidiabile efficienza.

5) Debito e forza finanziaria. E' importante concentrarsi solo su quelle aziende che dimostrano grande forza e stabilità finanziaria, in quanto è un segnale di eccellenza e profittabilità sul lungo periodo. Un rapporto Debt/Equity inferiore ad 1 è ottimo; un debito pari a zero è l'ideale.



Il metodo di Warren Buffett


In un articolo precedente (Investire come Warren Buffett) avevo parlato dell'idea di valore intrinseco per Warren Buffett; ho detto che per Warren Buffett il valore intrinseco è il tasso di ritorno annuo composto previsto che l'investimento può produrre. Ciò che lui fa è cercare di proiettare e prevedere quale sarà il futuro valore di un'azienda tra circa dieci anni; successivamente compara il prezzo attuale con il prezzo futuro previsto e decide se l'investimento ha senso. Warren Buffett cerca un tasso di ritorno annuo composto di almeno il 15% annuo, pertanto deve comprare ad un prezzo tale da consentirgli un guadagno di tale portata. Ecco un esempio di questo metodo: se Warren può acquistare un'azione dell'azienda X per 10$ e può proiettare e prevedere che tra dieci anni il valore dell'azione corrisponderà a 50$, lui prevede che il tasso di ritorno annuo composto sarà approssimativamente del 17.46% per un periodo di dieci anni. Quindi, il punto cruciale del metodo di Warren Buffett consiste nel come prevedere e determinare il futuro valore di un'azienda. In breve, per fare ciò Warren si concentra sulla prevedibilità degli utili futuri. Warren Buffett fa investimenti di lungo periodo solo su aziende i cui utili futuri sono prevedibili con un alto grado di certezza. In un altro articolo (Le 9 regole d'oro di Warren Buffett) avevamo visto cosa intende Warren Buffett per prevedibilità degli utili. Secondo il suo metodo, gli utili sono prevedibili quando mostrano un trend al rialzo costante e stabile negli ultimi dieci anni. Una crescita costante e stabile anno dopo anno, senza oscillazioni o segni di instabilità, è una garanzia di prevedibilità. In particolare lui guarda all'utile per azione.

     Azienda 1                                Azienda 2
Anno
Utile Per Azione

Anno
Utile Per Azione
00
$ 1.07

00
$ 1.57
01
   1.16

01
     .06
02
   1.28

02
     .28
03
   1.42

03
     .42
04
   1.64

04
    (.23)
05
   1.60

05
     .60
06
   1.90

06
   1.90
07
   2.39

07
   2.39
08
   2.43

08
     .43
09
   2.69

09
     .69






L'azienda 1 mostra un utile per azione evidentemente più prevedibile rispetto all'azienda 2.
Usando una calcolatrice finanziaria possiamo calcolare che l'utile per azione dell'azienda 1 è cresciuto ad un tasso medio annuo composto del 9.66%. Secondo il metodo di Warren Buffett ora possiamo procedere in due modi per prevedere l'utile futuro:
1) Possiamo usare il tasso di crescita degli ultimi dieci anni, che corrisponde al 9.66%
2) Possiamo usare il tasso di crescita previsto dagli analisti, che ad esempio possiamo immaginare corrisponda all'8% medio annuo per i prossimi cinque anni.
Con il metodo classico di Warren Buffett, usiamo il tasso di crescita degli ultimi dieci anni per prevedere il futuro utile per azione; se l'utile per azione continua a crescere al tasso medio annuo composto del 9.66% per i prossimi dieci anni, possiamo calcolare (sempre con la nostra calcolatrice finanziaria) che tra una decade l'utile per azione sarà pari a 6.76$. 
Ora immaginiamo che negli ultimi dieci anni il rapporto prezzo/utili dell'azienda in questione ha sempre oscillato all'interno di un certo range, raggiungendo un valore medio-basso di 12 e un valore medio-alto di 18; possiamo presupporre che anche in futuro continuerà a fare lo stesso. Ora possiamo moltiplicare l'utile per azione previsto tra dieci anni (6.76$) per il valore medio-basso e medio-alto (12 e 18) storicamente raggiunti dal rapporto prezzo/utili, e avremo una previsione del futuro prezzo dell'azione: 6.76$*12=81.12 ; 6.76*18=121.68
Usando il metodo di Warren Buffett possiamo quindi prevedere che tra dieci anni la quotazione oscillerà tra 81.12$ e 121.68$. Immaginiamo che attualmente la quotazione si trova ad un rapporto prezzo/utili minimo di dieci: 2.69(utile per azione attuale)*10(rapporto P/E attuale) = 26.9$.
Se acquisto al prezzo attuale di 26.9$ e rivendo tra dieci anni quando la quotazione oscillerà tra 81.12$ e 121.68$, posso prevedere che il mio guadagno può oscillare tra l'11.67% annuo composto e il 16.29% annuo composto.
Per fare in modo che questo metodo funzioni, è necessario essere sicuri della futura crescita dell'utile per azione. Anche se può sembrare azzardato proiettare l'utile per azione per dieci anni nel futuro, in realtà non lo è se l'azienda è davvero eccellente e possiede importanti vantaggi competitivi durevoli. In ogni caso un metodo più conservativo può consistere nel proiettare l'utile per azione per soli cinque anni nel futuro utilizzando il tasso di crescita medio annuo previsto dagli analisti.



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Warren Buffett ha scoperto che le aziende eccellenti hanno alcune caratteristiche fondamentali che aiutano ad identificarle. Questo tipo di analisi può essere strutturato come una serie di domande. Warren usa una simile serie di domande quando cerca di determinare la presenza di un monopolio dei consumatori, eccezionali caratteristiche economiche o un management orientato agli interessi degli azionisti. Vediamo quali sono:

1) L'azienda ha un identificabile monopolio dei consumatori o vantaggio competitivo?
Queste aziende hanno alcuni attributi distintivi che sono particolarmente attraenti per i consumatori, i quali sviluppano una forma di attaccamento all'azienda e al prodotto che essa vende. Pensa a CocaCola, Marlboro, Wall Street Journal. Diversi fattori possono creare un monopolio dei consumatori: un forte brand; un monopolio o semi-monopolio del mercato; l'abilità di fornire enormi quantità di prodotti a prezzi bassi; un vantaggio immateriale (ad esempio la CocaCola e la sua formula segreta); una resistenza alla sostituzione. Solitamente la ricchezza di queste aziende è principalmente sotto forma di vantaggi immateriali (come un forte brand); ciò permette all'azienda di non dover spendere troppo in rinnovo dell'impiantistica ed equipaggiamento (basse capital expenditures) e quindi di avere un ampio flusso di cassa e basso debito. Inoltre, un buon vantaggio competitivo o monopolio dei consumatori solitamente genera un margine di profitto netto costantemente alto. 
Tuttavia un buon nome non significa per forza che l'azienda è eccellente. Infatti in molti casi il management fallisce nello sfruttare a pieno dei vantaggi competitivi. Un buon prodotto è un punto di partenza, ma non significa per forza che l'azienda sia eccellente. Per questo, dopo aver trovato un buon vantaggio competitivo o monopolio dei consumatori, è necessario iniziare un processo di analisi qualitativa e quantitativa dell'azienda e del management.


2) Gli utili dell'azienda sono forti e mostrano un trend al rialzo?
Warren Buffett cerca un utile per azione forte e che mostra un trend al rialzo costante anno dopo anno.

     Azienda 1                                Azienda 2
Anno
Utile Per Azione

Anno
Utile Per Azione
00
$ 1.07

00
$ 1.57
01
   1.16

01
     .06
02
   1.28

02
     .28
03
   1.42

03
     .42
04
   1.64

04
    (.23)
05
   1.60

05
     .60
06
   1.90

06
   1.90
07
   2.39

07
   2.39
08
   2.43

08
     .43
09
   2.69

09
     .69






Warren sarebbe interessato all'azienda 1 e non all'azienda 2. Gli utili dell'azienda 2 sono troppo instabili per poter prevedere il loro futuro andamento con certezza. Gli utili per azione dell'azienda 1 invece indicano un management che sa trasformare dei vantaggi competitivi in valore reale per gli azionisti. 
Come abbiamo già detto in un precedente articolo (Investire come Warren Buffett), ciò su cui Warren si concentra è un utile futuro ragionevolmente prevedibile. L'azienda 1 mostra un utile per azione evidentemente più prevedibile rispetto all'azienda 2.

3) L'azienda è finanziata in modo conservativo?
Warren Buffett adore le aziende finanziate in modo conservativo; tutte le sue acquisizioni più famose come Coca Cola e Gillette hanno un debito a lungo termine estremamente basso o nullo. Un basso rapporto Debt/Equity e un basso rapporto Long Term Debt/Equity sono di fondamentale importanza.

4) L'azienda guadagna costantemente un alto Return on Equity (ROE)?
L'Equity è definito come le positività totali meno le negatività totali del bilancio aziendale. Il Return on Equity è il rapporto tra utile netto e Equity. Warren ha scoperto che un ROE costantemente alto può produrre molto valore per gli azionisti. Per le aziende americane il ROE medio è pari al 12%; ciò che Warren cerca è un Return on Equity costantemente superiore alla media. 
Warren è convinto che un alto ROE è segno di un'ottima capacità del management nell'allocare in modo redditizio gli utili trattenuti, in modo da generare più ricchezza per gli azionisti.

     Azienda 1                                 Azienda 2
Anno
Return on Equity

Anno
Return on Equity
00
   28.4%

00
   5.7%
01
   31.2

01
   1.6
02
   34.2

02
   2.8
03
   35.9

03
   4.2
04
   36.6

04
   2.3
05
   48.8

05
   7.0
06
   47.7

06
   9.4
07
   48.8

07
   9.3
08
   55.4

08
   4.3
09
   56.0

09
   6.9






Warren sarebbe interessato nell'azienda 1; essa infatti mostra un ROE davvero alto, che indica la presenza di un monopolio dei consumatori o vantaggio competitivo davvero forte.

5) L'azienda trattiene gli utili?
Se l'azienda trattiene e reinveste in modo redditizio gli utili invece di distribuirli come dividendi, le azioni di quell'azienda possono crescere in valore di borsa più di quanto l'azionista può guadagnare in dividendi. Il problema di questo approccio, però, è che molte aziende invece di poter reinvestire gli utili in modo profittevole, devono utilizzarli per il rinnovo dell'impiantistica e dell'equipaggiamento (capital expenditures). Per questo Warren Buffett preferisce concentrarsi su quelle aziende che trattengono e reinvestono gli utili, ma che al tempo stesso hanno capital expenditures molto basse.

6) A quanto ammontano le capital expenditures?
Perché la teoria enunciata nel punto precedente funzioni, è necessario che l'azienda (1) faccia soldi, (2) li trattenga, e (3) non debba spenderli per mantenere le operazioni correnti (rinnovo e manutenzione di impiantistica e equipaggiamento). Ciò che Warren cerca è un'azienda che sia in grado di crescere e guadagnare senza richiedere grosse capital expenditures.
Inoltre Warren preferisce quelle aziende che non hanno bisogno di effettuare grosse spese in ricerca e sviluppo. Ciò che cerca sono quelle aziende che vendono prodotti i quali non diventano mai obsoleti, sono semplici da produrre e hanno una piccola o nulla concorrenza; cerca business semplici e basilari che non cambiano molto. Prodotto prevedibile, utili prevedibili.

7) L'azienda è libera di reinvestire gli utili trattenuti in nuove opportunità di business, espansione delle operazioni, o riacquisto di azioni proprie? Quanto è capace il management nel fare ciò?
Una delle chiavi dell'approccio di Warren Buffett consiste nella capacità del management di impiegare gli utili trattenuti nel modo più redditizio possibile. Warren è convinto che se un'azienda ha la possibilità di reinvestire gli utili in modo molto redditizio e a tassi di ritorno superiori alla media, è meglio trattenere i profitti piuttosto che distribuirli come dividendi. Lui crede che se l'azienda ha storicamente dimostrato di saper reinvestire gli utili trattenuti in modo molto redditizio, è negli interessi degli azionisti trattenere e reinvestire tutto l'utile possibile.
Bisogna però fare attenzione a quelle aziende che pur avendo basse capital expenditures, hanno comunque dimostrato di non essere in grado di reinvestire gli utili in modo redditizio. Warren crede che se non c'è la possibilità di impiegare gli utili trattenuti ad un tasso di ritorno superiore alla media, l'opzione più attraente è quella di riacquistare azioni proprie o, infine, di distribuire i dividendi.
Quando gli utili trattenuti sono usati per riacquistare azioni proprie, l'azienda sta effettivamente acquistando la sua proprietà aumentando il futuro utile per azione. Ma come fa il riacquisto di azioni proprie a generare un aumento dell'utile per azione? Immagina che un'azienda ha rilasciato un totale di cento milioni di azioni ed ha un utile netto pari a cento milioni di dollari; l'utile per azione sarà pari a 1 dollaro (cento milioni di utile diviso per cento milioni di azioni rilasciate). Ma se ad esempio l'azienda riacquista e ritira metà delle azioni (ovvero cinquanta milioni) e l'utile rimane invariato a cento milioni, l'utile per azione ora sarà pari a 2 dollari (cento milioni di utile diviso per cinquanta milioni di azioni). Il valore delle azioni è raddoppiato e la quotazione salirà di conseguenza.
La capacità del management di impiegare in modo redditizio gli utili trattenuti è probabilmente la più importante domanda che un investitore di lungo periodo dovrebbe porsi.
In un altro articolo spiegherò in che modo Warren Buffett determina se un'azienda è capace di reinvestire gli utili in modo redditizio e ad un tasso di ritorno superiore alla media.

8) L'azienda è libera di adeguare i prezzi all'inflazione?
Per Warren Buffett le aziende eccellenti/monopolio dei consumatori sono libere di alzare i prezzi dei propri prodotti insieme all'inflazione, senza sperimentare un declino nelle vendite e nel profitto. Le aziende di scarsa qualità si ritrovano con dei costi di produzione che crescono insieme all'inflazione, al momento stesso in cui devono abbassare i prezzi dei prodotti a causa della concorrenza.

9) Il valore aggiunto dagli utili trattenuti accresce il valore di borsa dell'azienda?
Esistono due modi per investire in borsa; uno è orientato a lungo termine e si basa sull'assunto che nel tempo il valore di borsa di un'azienda rifletterà il suo valore intrinseco. L'altro modo è come un casinò e si basa sull'intento speculativo di guadagnare dalle fluttuazioni di breve periodo del mercato azionario. L'aspetto speculativo del mercato azionario da la possibilità all'investitore paziente orientato al lungo periodo di approfittare della situazione e guadagnare; quando la paura domina il casinò, essa offre all'investitore di lungo periodo la possibilità di acquistare le aziende al di sotto del loro valore intrinseco. Inoltre Warren è convinto che sul lungo periodo la quotazione continuerà a crescere se l'azienda è in grado di accrescere il proprio valore intrinseco.
Warren Buffett cerca aziende la cui quotazione risponde alla crescita del reale valore dell'azienda. Lui non cerca aziende la cui quotazione cresce solo a causa della speculazione. La prima è una cosa sicura, l'altra no.



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