giovedì 29 dicembre 2016

Il miglior investimento in assoluto (secondo un uomo da 3 triliardi di $)



Secondo Warren Buffett, per un investitore medio il miglior modo di far fruttare il proprio denaro è attraverso un fondo d'investimento indicizzato all'intero mercato azionario. Un fondo d'investimento indicizzato è un fondo che ha l'obbiettivo di riprodurre l'andamento di un intero listino/indice di riferimento. Tali fondi hanno in portafoglio tutti i titoli che compongono un indice azionario (es S&P500, NASDAQ, DJIA) nelle proporzioni esatte per riprodurre fedelmente le performance del mercato intero. Pertanto investire in un fondo indicizzato significa possedere l'intero mercato. I fondi indicizzati sono gestiti passivamente e quindi presentano spese di gestione più basse rispetto al comune fondo gestito attivamente. Questa semplice strategia d'investimento è stata diffusa da Jhon C. Bogle, fondatore di una delle più grandi società d'investimento al mondo (The Vanguard Group, che gestisce oltre tre triliardi di dollari). Nel presente articolo propongo una mia personale revisione e rivisitazione del metodo d'investimento di Bogle.
Jhon C. Bogle esamina il rendimento storico e il rischio che ha caratterizzato il mercato azionario statunitense, e analizza le fonti di tale rendimento: (1) i fondamentali, rappresentati da utili delle aziende quotate e dividendi (unici fattori affidabili e sostenibili sul lungo periodo), e (2) speculazione (episodica e spasmodica), rappresentata da ampie oscillazioni nella valutazione di mercato dei fondamentali.
Secondo Jhon C. Bogle per investire con successo è necessario essere un investitore di lungo periodo, in modo che il valore del capitale investito si apprezzi grazie alla crescita dei valori fondamentali e dell'economia reale.
Ma quanto è cresciuto il mercato azionario statunitense?
Il seguente grafico (fornito dal sito stockcharts.com) mostra l'andamento del Dow Jones Industrial Average dal 1900 a oggi:
















Tra il 1802 e il 1997 il rendimento medio annuo del mercato azionario (adeguato all'inflazione) è stato costantemente pari al 7%. 
Tuttavia, anche se il tasso di rendimento apparentemente si è mantenuto costante sul lungo periodo, esso è soggetto a considerevoli variazioni di anno in anno: ciò implica che minore è il tempo d'investimento, maggiore è il rischio di incappare in anni negativi; maggiore sono gli orizzonti temporali dell'investitore, minore è la variabilità dei tassi di rendimento. Ad esempio (basandoci sull'andamento del mercato azionario USA tra il 1802 e il 1997), su un orizzonte temporale di un singolo anno il rendimento dell'intero mercato azionario può oscillare mediamente tra -11.1% e +25.1%. Su un orizzonte temporale di dieci anni il rendimento può oscillare tra +2.4% e +11.2% medio annuo. E su un orizzonte temporale di cinquanta anni il rendimento si stabilizza definitivamente, oscillando tra +5.7% e +7.7% medio annuo (valori estremamente vicini alla media storica del 7%).

Ma perché il mercato azionario ha fornito sul lungo periodo un rendimento del 7%? Principalmente a causa della crescita degli utili e dei dividendi delle aziende quotate. La somma di 1) rendimento dei dividendi e 2) crescita degli utili tra il 1871 e il 1997 equivalgono al 6.7% annuo. In altre parole il rendimento derivato da dividendi e utili è identico al rendimento del 7% fornito dal mercato azionario stesso.
Le variabili che determinano il rendimento del mercato azionario sul lungo periodo sono tre:
- Il rendimento dei dividendi (%) 
- Il tasso di crescita degli utili
- Il cambiamento nel rapporto Prezzo/Utili, assimilabile alla componente speculativa del mercato.
Questi tre fattori spiegano e determinano il rendimento del mercato azionario.

Questi fattori possono inoltre essere utilizzati per prevedere in modo approssimativo il futuro andamento e rendimento del mercato azionario. Immaginiamo di essere nell'anno 1990 e vogliamo prevedere il rendimento che il mercato azionario fornirà nella prossima decade. Sappiamo che il rendimento dei dividendi (al primo gennaio 1990) è del 3.1%; perciò dobbiamo proiettare per dieci anni nel futuro solo le altre due variabili: crescita degli utili e cambiamento del rapporto prezzo/utili.
Se ci si aspetta che il futuro tasso di crescita dell'utile sarà dell'8%, e il rapporto prezzo/utili scenderà dal valore attuale di 15.5 alla media storica di 14, possiamo calcolare che il rendimento del mercato azionario sarà pari al 10.3% annuo. Anche se questo metodo non è perfetto, ha comunque dimostrato di essere approssimativamente affidabile.
Da tutto ciò ne deriva che il mercato azionario continuerà a crescere fin quando cresceranno gli utili delle aziende quotate.

Jhon C. Bogle sostiene che un buon portafoglio basato sui fondi indicizzati deve essere ben bilanciato tra azioni e obbligazioni, le quali possono essere acquistate individualmente o anch'esse possedute attraverso un fondo obbligazionario indicizzato (che raccoglie tutti i titoli del mercato obbligazionario statunitense). Il bilanciamento deve dipendere dall'orizzonte temporale che abbiamo a disposizione, dalla propensione al rischio, dagli obbiettivi, e spazia dal 50% azioni 50% obbligazioni, all'80% azioni 20% obbligazioni.

I vantaggi dei fondi indicizzati
Jhon C. Bogle sostiene numerosi vantaggi dei fondi indicizzati rispetto ai fondi d'investimento gestiti.
Egli ha spesso comparato il rendimento di un ordinario fondo gestito e il rendimento di un ipotetico portafoglio composto al 35% da un fondo obbligazionario indicizzato e al 65% da un fondo azionario indicizzato allo S&P 500. Tra il 1947 e il 1997, 10.000$ investiti nel fondo gestito sarebbero diventati 1.080.000$; 10.000$ investiti nel portafoglio indicizzato sarebbero diventati 1.615.000$ . Bogle ha ampiamente dimostrato come la semplicità dei fondi indicizzati garantisce tassi di rendimento superiori a quelli forniti dalla maggior parte dei fondi gestiti. Solo 35 fondi gestiti attivamente sono sopravvissuti dal 1947 al 1997, e di questi solo due hanno garantito rendimenti superiori a quelli forniti dal portafoglio indicizzato.
Il maggior vantaggio dei fondi indicizzati gestiti passivamente sono i bassissimi costi di gestione. Tali costi di gestione estremamente bassi hanno un ruolo fondamentale nel determinare la superiorità del rendimento dei fondi indicizzati rispetto al rendimento dei fondi gestiti attivamente (molto più dispendiosi). I costi di gestione totali di un fondo gestito ammontano mediamente all'1.1%, mentre per i fondi indicizzati i costi di gestione non superano lo 0.2%. Tale vantaggio influenza in modo molto significativo i risultati. Pertanto secondo Bogle è necessario selezionare solo fondi con costi di gestione estremamente bassi; Warren Buffett ha espresso la sua considerazione in merito, sostenendo che gli eccessivi costi di un fondo gestito mediamente tagliano tra il 10% e il 20% del rendimento totale.

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