venerdì 10 febbraio 2017

La caratteristica vincente dei titoli azionari più ricchi - il riacquisto di azioni proprie



Il riacquisto di azioni proprie è un'operazione di ingegneria finanziaria attraverso la quale un'azienda riacquista e ritira dal mercato i titoli azionari che aveva precedentemente rilasciato; in questo modo diminuisce il numero totale delle azioni in circolazione.
In molti altri articoli ho sottolineato come la valutazione del management sia di fondamentale importanza. In particolare è necessario valutare: 1) la sua abilità nel realizzare il pieno potenziale del business; 2) la sua capacità di impiegare saggiamente il flusso di cassa dell'azienda (vedi Perché tutto ciò che pensavi di sapere sui dividendi è sbagliato); 3) la certezza con cui si può fare affidamento sul fatto che il management incanali i guadagni del business verso gli azionisti piuttosto che verso se stessi (il management deve dimostrare di essere orientato agli interessi degli azionisti); 4) la competenza e l'onesta.
I grossi riacquisti di azioni proprie immediatamente accrescono (in modo significativo) il valore intrinseco dei titoli azionari. Tuttavia questo non è l'unico beneficio: facendo grossi riacquisti di azioni proprie il management dimostra chiaramente di impegnarsi in azioni che aumentano il benessere degli azionisti (piuttosto di azioni che espandono il dominio del management senza benefici per gli azionisti). Come accennato sopra, il management dimostra in questo modo di essere orientato agli interessi degli azionisti.
Ora ci concentreremo sull'aspetto quantitativo del riacquisto di azioni proprie; in che modo questa operazione di ingegneria finanziaria può accrescere il valore intrinseco e l'utile per azione (con conseguente crescita della quotazione)? Risponderò con un semplice esempio che ho precedentemente esposto anche in altri articoli.
Immagina che un'azienda ha rilasciato un totale di cento milioni di azioni ed ha un utile netto pari a cento milioni di dollari; l'utile per azione sarà pari a 1 dollaro (cento milioni di utile diviso per cento milioni di azioni rilasciate). Ma se ad esempio l'azienda riacquista e ritira metà delle azioni (ovvero cinquanta milioni) e l'utile rimane invariato a cento milioni, l'utile per azione ora sarà pari a 2 dollari (cento milioni di utile diviso per cinquanta milioni di azioni). Il valore delle azioni è raddoppiato e la quotazione salirà di conseguenza. Ma come facciamo a capire se effettivamente il riacquisto di azioni proprie ha aumentato il valore di borsa? Risponderò attraverso un esempio un po più complesso.
Immagina un'azienda X, che tra il 2006 ed il 2016 ha speso un totale di 6 milioni di dollari per effettuare un sostanzioso riacquisto di azioni proprie. Supponiamo che nel 2006 il numero totale delle azioni in circolazione era pari a 3 milioni; dopo il riacquisto, il numero totale delle azioni in circolazione nell'anno 2016 era di 2,5 milioni di titoli. Questo significa che l'azienda ha riacquistato e ritirato dal mercato 0,5 milioni (500.000) di titoli azionari; ciò rappresenta una riduzione di circa il 17%. Se consideriamo che l'azienda X ha un totale di 3 milioni di azioni in circolazione (nell'anno 2006), ed ha speso un totale di 6 milioni di dollari per effettuare il riacquisto di azioni proprie in un periodo di dieci anni, possiamo dimostrare che tale azienda X ha speso approssimativamente 2 dollari ad azione per portare a termine questa operazione (6 milioni di $ diviso per 3 milioni di azioni in circolazione = 2 dollari ad azione).
Ora consideriamo che l'utile netto totale dell'azienda X nell'anno 2016 corrisponde a 2,7 milioni di dollari, che dobbiamo dividere per il numero totale delle azioni in circolazione nello stesso anno (ovvero 2,5 milioni) per ottenere l'utile per azione; 2,7 milioni di dollari (utile netto totale) diviso per 2,5 milioni di azioni in circolazione, da un risultato di 1,08 dollari per azione. Pertanto l'utile per azione nell'anno 2016 è pari a 1,08 dollari.
Ora considera questo: se nell'anno 2016 ci fosse stato lo stesso numero di azioni in circolazione del 2006 (ovvero 3 milioni invece di 2,5 milioni), con un utile netto totale di 2,7 milioni di dollari avremmo avuto un utile per azione pari a 0,90$; il che è ovviamente inferiore al risultato che otteniamo con sole 2,5 milioni di azioni in circolazione. Ciò significa che un investimento di 2 dollari ad azione necessario ad effettuare il riacquisto di azioni proprie, ha prodotto una crescita di 0,18$ nell'utile per azione (utile per azione nell'anno 2016 con riacquisto di azioni proprie (1,08$) - utile per azione nell'anno 2016 senza riacquisto di azioni proprie (0,90$) = 0,18$). Da ciò ne deriva che i 2 dollari di investimento hanno prodotto un rendimento pari al 9% (il quale si è riflesso nella crescita dell'utile per azione). Il che non sembra niente di eccezionale. Ma tentiamo di calcolare a quanto ammonta il nostro guadagno in termini di valore di mercato delle azioni.
Supponiamo che nel 2016 le azioni dell'azienda X sono scambiate ad un prezzo pari a 25 volte l'utile per azione; ciò significa che il rapporto Prezzo/Utili è di 25. Ora possiamo analizzare due possibili scenari: uno in cui il riacquisto di azioni proprie è stato fatto e l'altro in cui tale operazione non è stata effettuata.
Nel 2016 senza il riacquisto di azioni proprie: come già detto, gli utili netti totali pari a 2,7 milioni di dollari vanno divisi per 3 milioni di azioni in circolazione. 2,7 milioni diviso 3 milioni = 0,90$ (utile per azione). Moltiplicando l'utile per azione (0,90$) per il rapporto Prezzo/Utili, otteniamo che nell'anno 2016 la quotazione delle azioni dell'azienda X si attesta a 22,50$ (0,90$*25= 22,50$).
Nel 2016 con il riacquisto di azioni proprie: come già detto, gli utili netti totali pari a 2,7 milioni di dollari vanno divisi per 2,5 milioni di azioni in circolazione. 2,7 milioni diviso 2,5 milioni = 1,08$ (utile per azione). Moltiplicando l'utile per azione (1,08$) per il rapporto Prezzo/Utili, otteniamo che nell'anno 2016 la quotazione delle azioni dell'azienda X si attesta a 27$ (1,08$*25=27$).
La differenza tra le due quotazioni è di 4,50$ (27$-22,50$=4,50$).
Ciò significa che una crescita di 0,18$ dell'utile per azione ha generato una corrispondente crescita di 4,50$ nella quotazione di borsa. Soprattutto significa che un investimento di soli 2$ ad azione (quelli utilizzati per effettuare il riacquisto di azioni proprie) hanno prodotto una crescita di ben 4,50$ nel prezzo delle azioni.
Tutto ciò non ha effetti sull'utile netto totale ma solo sull'utile per azione; quest'ultimo è il valore più importante. Esso cresce semplicemente perché diminuisce il numero delle azioni in circolazione tra le quali dividere l'utile netto totale. In questo modo aumenta il valore delle singole azioni, con conseguente crescita della quotazione. Inoltre, il riacquisto di azioni proprie non solo accresce l'utile per azione, ma anche la nostra percentuale di proprietà nell'azienda (anche se ciò non crea molti vantaggi per un piccolo investitore).
E' importante considerare che se il riacquisto di azioni proprie viene effettuato nei periodi in cui la quotazione è molto sottovalutata rispetto al valore intrinseco, gli effetti positivi di tale operazione sono molto accentuati.

In un articolo precedente (Perché tutto ciò che pensavi di sapere sui dividendi è sbagliato) avevo spiegato che se l'azienda trattiene e reinveste in modo redditizio gli utili invece di distribuirli come dividendi, le azioni di quell'azienda possono crescere in valore di borsa più di quanto l'azionista può guadagnare in dividendi. Un reinvestimento profittevole del capitale trattenuto genera una crescita dell'utile per azione, con conseguente aumento del valore di borsa. Spesso si pensa che l'utile per azione non rappresenta veramente un guadagno per gli azionisti a meno che non viene distribuito come dividendi. Eppure non è così; semplicemente penserà l'azienda ad impiegare quel denaro in modo redditizio utilizzandolo per finanziare la crescita e l'espansione dell'azienda. Il vantaggio per noi azionisti sta nel fatto che reinvestendo quell'utile trattenuto in un'azienda molto profittevole, il nostro denaro (che semplicemente non ci è stato corrisposto sotto forma di dividendi, ma in realtà è di nostra proprietà) genererà un tasso di ritorno sull'investimento che mai potremmo sperare di ottenere autonomamente. Tale alto tasso di ritorno sull'investimento si rifletterà in una crescita dell'utile per azione.
L'obbiettivo di tutto ciò è ottenere una crescita dell'utile per azione, con conseguente aumento del valore di borsa.
Il management deve essere in grado di determinare qual'è l'opzione più redditizia per impiegare il capitale trattenuto, ovvero quella che genera i tassi di ritorno sull'investimento più alti (e di conseguenza la maggiore crescita dell'utile per azione). Se non è possibile ottenere alti ritorni investendo direttamente nella crescita e nell'espansione del business, l'opzione migliore è il riacquisto di azioni proprie. E solo se non è proprio possibile ottenere tassi di ritorno sull'investimento più alti di quelli generalmente disponibili all'investitore medio, è necessario distribuire i dividendi (dando la possibilità ad ogni azionista di impiegare il proprio denaro come meglio crede).



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