domenica 12 marzo 2017

Investire come John Maynard Keynes, il padre dell'economia moderna



Molti di voi avranno certamente sentito parlare di John Maynard Keynes, un economista britannico, padre della macroeconomia e considerato il più influente tra gli economisti del novecento. Le sue idee hanno generato la cosiddetta rivoluzione keynesiana, ed oggi i risultati dei suoi studi costituiscono il fondamento dell'economia moderna. Insomma, una delle figure più importanti della storia, che ha effettivamente segnato l'epoca attuale.
Tutti lo conoscono per le sue teorie riguardo la macroeconomia, ma pochi sanno che Keynes è stato anche un investitore di grande successo. I risultati straordinari che ha ottenuto investendo in titoli azionari rappresentano un'ulteriore testimonianza della sua assoluta genialità in campo economico. Keynes amministrò personalmente un fondo d'investimento per conto del King's College a Cambridge, ottenendo un rendimento di oltre il 13% medio annuo tra il 1928 ed il 1945, contro il rendimento negativo del listino azionario britannico (il quale nello stesso periodo è sceso dello 0,5% medio annuo); tutto ciò nonostante la crisi del 1929. Ma come ha fatto Keynes ad ottenere questi rendimenti davvero ragguardevoli? Qual'è il suo metodo d'investimento? E' quello che tenterò di spiegare in questo articolo.

Studiando la strategia d'investimento di Warren Buffett, possiamo facilmente notare che l'oracolo di Omaha è stato effettivamente influenzato dalle idee di John Maynard Keynes riguardo il mercato azionario. In particolare, Buffett ha estrapolato dal metodo di Keynes due concetti fondamentali: 1) la necessità di investire solo in aziende che comprendi e conosci particolarmente bene e di cui sei profondamente esperto; 2) il concetto del portafoglio concentrato, ovvero la necessità di evitare una diversificazione eccessiva in favore di una minor quantità di titoli. L'idea che sta alla base di questi due concetti è molto semplice: concentrare la propria attenzione ed il proprio impegno su poche aziende che conosci e comprendi davvero bene, e a cui puoi dare piena fiducia. Keynes sostiene che è un errore tentare di abbassare il rischio spalmandolo su un'eccessiva quantità di aziende diverse. Infatti, in questo modo andremo ad investire in aziende che non conosciamo davvero bene e di cui non ci fidiamo pienamente. Egli sostiene che la conoscenza è limitata, e raramente ci sono più di due o tre aziende a cui poter dare piena fiducia.
Inoltre, molti investitori effettuano una diversificazione così eccessiva che finiscono per possedere un'enorme quantità di partecipazioni azionarie in aziende di cui non conoscono niente o quasi niente. Per tali motivi, adottare un portafoglio maggiormente concentrato ci permette di porre la nostra attenzione su poche aziende che comprendiamo perfettamente e in cui riponiamo una fiducia tale da essere disposti a tenerle in portafoglio per un periodo di tempo davvero lungo. L'obbiettivo di questo approccio è quello di compensare i rischi del mercato non attraverso un'eccessiva diversificazione, bensì attraverso una conoscenza estremamente approfondita delle aziende oggetto d'investimento; tale conoscenza approfondita permette di concentrare la propria attenzione ed il proprio impegno in poche aziende di cui siamo particolarmente esperti e a cui possiamo dare piena fiducia. In contrasto, un'eccessiva diversificazione implica l'acquisto di azioni che non rientrano nelle nostre competenze e di cui sappiamo poco o niente, lasciando spazio a molti errori di valutazione.
In diverse occasioni Warren Buffett ha affermato che la diversificazione è una protezione contro l'ignoranza; pertanto essa non ha ragion d'esistere se conosci bene le aziende in cui intendi investire.
Per tali motivi, è meglio concentrare il proprio impegno nell'individuare poche aziende assolutamente eccezionali a cui dare piena fiducia.

L'approccio all'investimento di John Maynard Keynes comprende anche altri concetti fondamentali; oltre a selezionare un numero ridotto di investimenti, Keynes si concentrava anche sull'economicità del prezzo d'acquisto. Egli preferiva acquistare solo quando la quotazione gli offriva un prezzo basso, scontato e vantaggioso rispetto al valore intrinseco. [Per valore intrinseco intendiamo un valore che rifletta le reali caratteristiche, condizioni e prospettive economiche dell'azienda oggetto d'analisi; la necessità di calcolare questo valore deriva dal fatto che molto spesso la quotazione di borsa non riflette le reali caratteristiche, condizioni e prospettive economiche dell'azienda e quindi il valore intrinseco corrispondente. Le situazioni profittevoli si verificano quando il mercato ci offre la possibilità di acquistare ad un prezzo sottovalutato rispetto al valore intrinseco, che qui assumiamo come il reale valore del titolo azionario (a differenza della quotazione di borsa, che spesso non riflette il reale valore). Per saperne di più vedi Guida completa al Value Investing.] Inoltre, Keynes suggerisce di valutare ogni investimento in rapporto a possibili investimenti alternativi.

Un'altro aspetto molto interessante della strategia d'investimento di John Maynard Keynes riguarda la distribuzione dei profitti agli azionisti sotto forma di dividendi. Keynes afferma che le aziende ben gestite generalmente non distribuiscono per intero agli azionisti i propri profitti. Tali aziende trattengono parte dei profitti e li reinvestono nel business per finanziare la crescita. Ciò genera una sorta di interesse composto che agisce a favore dell'azienda. Avevo scritto un altro articolo che approfondisce questo concetto del reinvestimento degli utili trattenuti; vedi Perché tutto ciò che pensavi di sapere sui dividendi è sbagliato.

Un ulteriore metodo utilizzato da John Maynard Keynes consiste nell'effettuare gli investimenti in maniera bilanciata; l'obbiettivo è assumerci una varietà di rischi possibilmente contrapposti, cioè che tendono a muoversi in direzioni opposte. Ciò ci permetterebbe di compensare il ribasso di un investimento con il rialzo del suo contrapposto. Un esempio sono l'oro e le azioni: queste tendono a muoversi in modo opposto.



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